Ciambriello:”Chi coltiva cannabis per sè non compie più reato. Il Parlamento recepisca le indicazioni delle Corti italiane.”

La sentenza della Corte Costituzionale dice che in  sostanza chi coltiva per consumare da sé non compie più reato. Viene propugnata così la tesi per cui il bene giuridico della salute pubblica non viene in alcun modo pregiudicato o messo in pericolo dal singolo assuntore di marijuana che decide di procurarsela da sé, coltivandola.È previsto che il Parlamento discuta  in Aula del testo che se approvato recepirebbe le indicazioni delle Corti italiane, in particolare delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che hanno stabilito come non possa essere considerato reato, e quindi punibile con il carcere, la coltivazione domestica di piante di cannabis per uso personale. Inoltre, il testo seguirebbe persino le indicazioni dettate dalla Conferenza nazionale sulle dipendenze tenutasi lo scorso novembre quando il Governo ha approvato tra le principali linee guida la decriminalizzazione dei reati di lieve entità legati alla cannabis. però si sono alzate barricate,critiche di ogni genere.

Mi ricordo che due anni fa  in una settimana  la raccolta firme per il referendum sulla cannabis legale superò le 500mila adesioni necessarie per indire la consultazione era  una grande novità, una buona  notizia. L’altra notizia è che la metà dei firmatari ha dai 18 ai 25 anni.  Tre parole d’ordine: libertà, diritti e depenalizzazione. È accaduto qualcosa di straordinario. Una vera valanga per abbattere una persecuzione che dal 1990 ha mandato in carcere centinaia di migliaia di persone per detenzione e piccolo spaccio delle sostanze stupefacenti vietate.Il successo della raccolta delle firme rappresenta una sconfitta per la politica. Ricordo che se non ci fosse stata la cancellazione da parte della Corte Costituzionale (relatrice Cartabia), avremmo ancora la legge iper-proibizionista e iper-punitiva, la nefasta Fini-Giovanardi. Altro che cultura dello sballo

 

 

 

 

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