Quando ci sono questi anniversari di stragi, le giornate della memoria e della legalità, facciamo la nostra parte, ma ricordiamoci gli altri virus: mafia, corruzione, ingiustizia sociale, indifferenza. Un dovere civico che coniuga ricordi e coraggio, frasi delle vittime di mafie e pratiche di vita, indignazione per le cose che non vanno e coraggio di cambiare le cose che non vanno. E credo che dobbiamo sostituire la parola legalità con il valore e la parola “responsabilità”. E testimoniare e proclamare di non cedere alle suggestioni delle mafie, una strada di morte, non compatibile con il Vangelo, di rinunciare alla zone grigie, di reclamare diritti e non chiedere favori.. Chi è nei clan non crede in Dio. Poi, attenzione ai professionisti dell’ antimafia, delle parole e degli appelli. Ma noi siamo anche per uno stato di diritto che vale anche per Caino. E poi chi sono i giusti e Abele nella nostra società? Dobbiamo essere donne e uomini di intelligenza, cuore, passione e lotta. La necessità di contrasto al fenomeno mafioso travalica gli schieramenti, le differenze politiche e ideologiche, la divisione tra maggioranza e opposizione.
«La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra». E «le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità». Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 28esimo anniversario della strage mafiosa di Capaci, che il 23 maggio 1992 alle 17.57 costò la vita ai giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, sua moglie, e agli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, causando anche 23 feriti.
Nella Chiesa, come nella società, qualcuno ha svuotato una parola importante come legalità, trasformandola in un lasciapassare. Molti puntano ad una legalità malleabile, sostenibile e appariscente.
Basta con l’antimafia degli slogan, con il presenzialismo da tutta Italia, noi siamo con l’antimafia delle associazioni che costruiscono consapevolezza critica e denuncia profetica, noi siamo con magistrati e forze dell’ordine che quotidianamente,con grandi sacrifici, portano avanti battaglie ed indagini. Noi siamo con i giornalisti minacciati,con quelli uccisi da mafia e camorra, con le famiglie delle vittime innocenti della malavita.
Testimoniare la passione civile, come fanno loro, significa cambiare la politica e costruire il bene comune. Tante vittime innocenti della malavita vivono. Le loro idee continuano a vivere, nella mente e nel cuore di tantissimi di noi, nella nostra sensibilità, nella nostra indignazione, nel nostro coraggio. Paolo Borsellino lo ripeteva.”E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno,chi non ha paura muore una volta sola.”
La parola legalità sostituiamola con responsabilità. La parte giusta non è un luogo dove stare, ma un orizzonte da raggiungere, valori e diritti da difendere e testimoniare.