La sottovalutazione del degrado e dell’abbandono delle periferie di Napoli,la mancanza di un progetto per creare uno sviluppo certo e stabile per la città ,visto che tante aziende si impoveriscono o cancellano la loro presenza ,il contropotere camorristico che recluta giovani adepti e disagiati a buon mercato, non sono oggetto o soggetto “politico “del sindaco De Magistris. A lui non interessa la vita quotidiana dei cittadini. Ci sono piaghe nella città di Napoli, strade ed interi quartieri abbandonati, piazze in condizioni indecenti. Eppure il sindaco si muove ,parla e agisce come se fosse altro. Lui con bandane ed elmetti immagina complotti, ha allenato due squadre di calcio di assessori: sono ventidue gli ex assessori che lo hanno lasciato o che sono stati cacciati.Sembra il notaio del suo fallimento quando presenzia a convegni e seminari o rilascia interviste telecomandate.Non va oltre l’ovvietà di tante maschere,opportunismi e populismi anche quando recita la litania contro il Governo e la Regione. E mai nessun giornalista che pone domande reali sulla città in crisi, che invoca risposte sull’insoddisfazione critica nei confronti dell’amministrazione. La crisi del trasporto pubblico è di tale prioritaria rilevanza per tutta la città da reclamare un impegno diretto e personale , ma lui lui diserta le riunioni. Il suo è un populismo senza popolo, un movimentismo senza movimenti. Così Paolo Marcy:”L’equivoco consiste nel fatto che il populismo, giocando sul registro della comunicazione, si presenta usualmente come il solo e legittimo rappresentante del popolo, in antitesi a quanti usurperebbero un simile mandato attraverso le pratiche «sporche» della politica tradizionale. Salvo scoprire, all’atto pratico, che il popolo non c’è.”
La Giunta è in crisi, anche per i voti che si assottigliano.
Un altro campanello d’allarme più interessante, è suonato lunedì 9 ottobre, quando il Consiglio Comunale, riunito per la consueta votazione di bilancio, ha necessitato proprio del voto di De Magistris per l’approvazione con una stretta maggioranza di ventuno voti, uno soltanto oltre il necessario. Sembrano, dunque, veramente tanto lontani i tempi del primo mandato, i giorni in cui lo schiacciante consenso di cui godeva l’amministrazione arancione non si ritrovò mai a fronteggiare alcun vento di crisi.
Lui e su suoi non fanno mai un po’ di autocritica. Eppure governano da sette anni!
Nella capitale del Sud da anni la politica del radicamento territoriale, dell’ascolto delle cicatrici delle persone, la politica delle meritocrazie, della promozione del valore della cultura, sono assenti. Il Sindaco non rappresenta una risposta dal basso alla crisi dello Stato dei partiti.
Le critiche costruttive servono alla città, non per seminare instabilità.
A palazzo san Giacomo, nei palazzi del potere e della politica non si ha la consapevolezza della realtà drammatica che vive Napoli. Si fa molto populismo, tatticismo e qualche volta consociazione bella e buona. Ci si consola con la presenza dei turisti.
A Napoli si invoca aria di cambiamento: aprite le finestre, basta volerlo.
(ARTICOLO SCRITTO SU QUESTO QUOTIDIANO ONLINE IL 13 OTTOBRE 2017)