Le preoccupazioni sollevate da Vance Packard agli inizi degli anni cinquanta con il suo celeberrimo testo “I Persuasori occulti” rimangono, ancor oggi, un argomento che non smette di affascinare. Egli denunciò come la triplice alleanza tra nuovi mass-media, scienziati e pubblicitari, avrebbe creato una “fabbrica del consenso” capace di togliere all’Occidente una discreta fetta del suo libero arbitrio. Ma oggi, per alcuni da Mani Pulite in poi, c’è un’allenza ancora più insidiosa, quella tra mass-media e magistrati. Una volta il cuore del processo era il dibattimento pubblico,lì si concentravano giornali e tv,anche per suscitare una giusta indignazione,denunciare un diffuso malcostume. Oggi tutto accade prima e l’attenzione dei media è totalmente concentrata sulla fase delle indagini. e quando si arriva al processo,se ci si arriva,spesso le luci dell’informazione sono già spente. Mi limito a ricordare che il punto nodale del nuovo processo è senza dubbio l’aver riservato al dibattimento il momento esclusivo, con poche tassative e non rilevanti eccezioni.
La notizia non parla, insinua.Il giornalista non racconta la verità, spettegola. Non elogia, adula.Non critica,diffama. Non desidera, brama. Non chiede, esige. Non sorride, mostra i denti. Il giornalista è alleato con magistrati,impiegati,avvocati. mette in campo la mela avvelenata dallo scoop.
Il problema è evitare le fughe di notizie,la pubblicazione di fatti privati,conversazioni non rilevanti ai fini giudiziari. Si pubblica di tutto e di più per dare valutazioni morali o fare analisi socio-culturali. le intercettazioni servono per fare i processi,i processi per accertare i fatti. E non è vero che il politico risponde agli elettori e il giornalista ai lettori.
Adesso,con ritardo,con molto ritardo e doppiezza farisaica,perdendo anche un pò di memoria,tutti ad invocare leggi, provvedimenti, censure, ispezioni. Non è che il divieto di un fenomeno di per sè lo elimini, però il giustizialismo giornalistico va fermato,è un potere molto grande e pericoloso che incide sulla sfera delle persone e che è più forte della stessa politica.
Paolo Borgna su Avvenire denuncia.”Ascoltare il tam tam dei media accompagnare e a volte anticipare i propri atti istruttori può diventare per il pubblico ministero una piccola droga che lo spinge a diffondere notizie,a fissare l’agenda delle proprie indagini tendendo l’orecchio alle reazioni dei media e seguendo sentieri tracciati da altri. Gli fa perdere la traccia della sua unica funzione:accertare responsabilità individuali per fatti specifici.”
Ma anche stampa e tv possono essere nemiche insidiose della giustizia quando gonfiano un caso,a volte lo creano,premono sui magistrati,chiedono risultati immediati,risposte nette e clamorose.
Ci vogliono subito norme anti-abusi,più stringenti di una circolare.