Primo maggio è la festa del lavoro. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. La politica, ai vari livelli, i sindacati,gli imprenditori, la comunità civile diano alla soluzione di questo problema,alla promozione di questo diritto, la giusta priorità. C’è una crisi economica che sembra non finire.Il Primo maggio,per il lavoro,non “decimali di flessibilità”,ma politica intera. Prima maggio,festa del cambiamento, della difesa del posto di lavoro,con i suoi diritti,con le sue dignità.Primo maggio per promuovere il lavoro.Il lavoro prima di tutto.
La chiamano Festa del Lavoro, eppure la storia del Primo Maggio affonda le sue radici nella lotta contro il lavoro. Quel giorno, nel 1886, furono centinaia di migliaia i lavoratori che a Chicago e in tutti gli Stati Uniti scioperarono per la riduzione della giornata lavorativa. In una lotta senza frontiere non si appellavano a costituzioni solenni o a codici scritti, rivendicavano 8 ore di lavoro e migliori condizioni di vita.
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
Diceva Adriano Olivetti:”Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo.”
Un mercato del lavoro che dà deboli segnali di ripresa,mettendo,però,ancora ai margini i più deboli e i giovani.C’è una generazione perduta? In Italia,purtroppo,quattro giovani su dieci,sotto i venticinque anni,sono disoccupati.
Sicuramente il cambiamento in atto nella società non porta alla “fine del lavoro” preconizzata da Rifkin. Impariamo ad osservare la realtà complessa e variegata del mondo del lavoro.
Il primo maggio è un appello,non sempre ascoltato,una festa,non sempre condivisa.