Dopo aver votato prt più fi quarat’anni con il proporzionale, le liste di partito e le preferenze multiple, nel 1993 gli italiani avevano deciso di passare al sistema maggioritario. Addirittura con il referendum del 1999 ci si stava avviando defintivamente verso il bipartitismo con l’uninominale secco, ma mancarono poche decine di migliaia di voti al quorum e dal Mattarellum del 1994 arrivò il Porcellum del leghista Calderoli nel 2005. E solo nel 2014 la Consulta modifica il Porcellum!!! e lo dichiara incostituzionale facendo ritornare proprzionale e preferenze. Prima che si votasse con il Consultellum Renzi ha fatto approvare ,sei mesi fa,con piglio decisionista,l’Italicum,che introduceva accanto al premio di maggioranza ,una novità assoluta,cioè il ballottaggio tra i primi due partiti.E’ stata dichiarata l’incostituzionalità del ballottaggio,dalla Consulta, ma questo è un effetto logico della bocciatura della riforma costituzionale al referendum del 4 dicembre. Essendo stato mantenuto il Senato avremmo avuto una camera eletta in un turno e l’altra in due: direi che quella sconfitta ha portato dietro di sé la sentenza della Corte di ieri.
In ventitrè anni un valzer di sistemi elettorali,adesso c’è chi prepara la trincea e chi accllera,ed intanto restano in campo due leggi.
Per il Senato, vige il Consultellum 1 (figlio legittimo del delegittimato Porcellum berlusconiano) che incentiva le coalizioni, restituisce agli elettori l’arma della preferenza unica e non offre premi di maggioranza.Per la Camera, vige invece il Consultellum 2 (frutto del dimezzamento dell’Italicum renziano) che incentiva la gara tra partiti e svalorizza le alleanze, mescola scelta degli elettori, direttive dall’alto e assoluta casualità nell’elezione dei deputati e premia in seggi il primo partito al di sopra della soglia del 40%.
Si tratta di due leggi, allo stato delle cose, «strabiche» e inadatte a garantire piena rappresentanza e ragionevole governabilità. Per questo andrebbero coordinate e armonizzate, ed è ben possibile farlo.La discussione della riforma elettorale non oscuri i problemi reali del paese,delle famiglie,dei nuovi poveri.
Non sono i vescovi che devono decidere quando votare. E le elezioni non devono essere un diversivo per non affrontare i problemi reali del Paese. Tra i quali la situazione drammatica in cui versano molte famiglie e i provvedimenti per la ricostruzione delle zone terremotate. A dirlo è il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino nella conferenza stampa in cui ha riferito sui lavori del Consiglio permanente appena concluso . Rispondendo alle domande dei giornalisti, che gli chiedevano un parere dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, il vescovo ha fatto notare: “”Non siamo noi nel governo. Non sta a noi vescovi decidere quando votare. Ma in Italia ora abbiamo due leggi elettorali entrambe frutto dell’intervento della magistratura. Credo che sarebbe bene che il mondo politico non salti subito per decidere quando votare, ma rifletta sul fatto che non è normale che sia la magistratura a decidere. I politici – ha aggiunto – dovrebbero chiedersi: ‘Ma ci stiamo rendendo conto che noi siamo pagati per fare le leggi e altra gente le sta facendo al posto nostro?’”.