“Oggi scegliere tra centrodestra e centrosinistra è come scegliere tra la Coca Cola o la Pepsi”,così seraficamente il buon Fausto Bertinotti,dopo che una citazione del premier Renzi lo aveva fatto entrare nel lessico politico.E nella giornata in cui il Cipe stanzia le prime risorse per gli investimenti previsti dai Patti per il Mezzogiorno:13 miliardi per il rilancio,c’è ancora chi mette in campo una tattica poltica antisviluppo. Lo slittamento del referendum,le modifiche della legge elettorale chieste dalla minoranza Dem,le incognite delle legge di stabilità. E’ un calendario che si infittisce di ostacoli per Renzi.
La tegua interna pro-referendum costituzionale che Renzi aveva auspicato nell’ultiima direzione nazionale del partito è saltata. Una parte della sinistra interna preda della “sindrome di Bertinotti”,come l’ha definita il segretario del PD parlando ad una festa dell’Unità,si agita,attacca sui media,chiede modifiche alla legge elettorale ed un congresso anticipato. La riforma nata per semplificare la politica (via il bicameralismo perfetto fondato sul Senato doppione della Camera,taglio dei senatori,delle Province,delle indennità) e la legge elettorale,che doveva,nelle intenzioni del Premier,garantire un governo di legislatura,si sta avvitando nella complicazione. Una “surreale fiera dell’Est”,come la definita il senatore Marcucci,perchè una legge alternativa a quella approvata non c’è.
Adesso il Governo e la maggioranza del PD aspettano la pronuncia della Consulta sull’Italicum e l’approvazione della legge di stabilità almeno in un ramo del Parlamento. Il ministro dell’economia,
antenna sensibile ai richiami dell’Europa,fa sapere che il referendum deve svolgersi dopo l’approvazione della legge di bilancio da parte delle Camere. I conti pubblici vanno messi in sicurezza. Prima la stabilità,
poi il voto referendario,scelta condivisa anche dal capo dello Stato Mattarella.
Approvare la legge di stabilità non significa per Renzi solo mettere in sicurezza il Paese,ma avere le mani libere qualora dovesse perdere il referendum.
Tra tante bufale agostane ne antiticipo pure io una: e se Renzi dopo aver vinto il Referendum decidesse di dimettersi? Chiaramente per farsi “incoronare” con nuove elezioni!