La diminuzione degli iscritti al PD non rappresenta una particolare fonte di preoccupazione per il segretario Renzi,essendo una condizione necessaria al consolidamento della sua leadership. E’ il rapporto con gli elettori,non con gli iscritti,che interessa Renzi. Però adesso,con le Primarie,le implicazioni degli iscritti,dei capicorrente che dispensano tessere e il consenso degli elettori si intrecciano. Dopo i mesi di nomi e di attese messianiche,da Napoli ai comuni capoluoghi di provincia dove si va al voto, bisogna incominciare a fissare l’asticella,con semplicità e dignità,su programmi e proposte di merito per la soluzione dei problemi. Per la verità il partito,nel suo complesso, non declina il suo programma di lotta o di governo da tempo! Le Primarie sono una grande occasione per coniugare programmi e consenso,per recuperare fiducia e mobilitare iscritti e simpatizzanti.
Non un programma rivoluzionario certo,ma su welfare,periferie,sviluppo,ambiente,sicurezza del territorio.decentramento amministrativo,trasporti e turismo a quando il “sol dell’avvenire dem” avrà uno straccio di poche cose da proporre?
Non le polverosi tesi congressuali di una volta,non la malattia del programmismo di Prodiana memoria,non una vecchia liturgia da sniffare in pubblico,non un pletorico elenco di cose da fare,ma almeno una piccola operazione di marketing il PD regionale e quelli provinciali sono in gradi di fare?
In questo fantastico gioco dell’oca che sono le Primarie si possono chiedere a candidati e “compari” politici di dire dieci cose utili,riconoscibili per far trionfare la politica?
Forse i veri problemi per Renzi sono sui livelli locali,dove spesso a contare sono dirigenti di dubbia fedeltà e fuori dal radicamento territoriale.
Nella gara a chi è più nuovo tanti quesiti restano irrisolti,per ora!