Martedì 20 giugno papa Francesco pregherà sulle tombe di don Primo Mazzolari e di don Lorenzo Milani,testimonianze luminose del vangelo di pace,quasi un gesto riparatore.Per i due è essenziale dare la parola ai poveri ed educare alla pace.In poche ore, due significativi segnali verso altrettante importanti figure profetiche e incomprese della Chiesa italiana del Dopoguerra .
Una visita imprevista quanto gradita,senza che lo richiedesse un particolare anniversario. Forse questa passione per la periferia che ha indotto il Papa a recarsi in piccoli paesi,per ricordare preti di campagna, profeti, per ricordare le tante barbiane del mondo. E’ un segno di conversione ecclesiale,di cambio di rotta.
Don Primo Mazzolari, prete che si diede alla clandestinità collaborando con la Resistenza, nel Dopoguerra aveva sviluppato un originale pensiero sociale: «Nessuno è fuori della carità», affermava. Venne criticato e sanzionato dall’autorità ecclesiastica. Amico di Ernesto Balducci, Giorgio La Pira, Nicola Pistelli, e dello stesso don Lorenzo Milani, aveva fondato la rivista “Adesso!”. Nel 1955 aveva pubblicato anonimamente un saggio intitolato “Tu non uccidere” con il quale attaccava a fondo la dottrina della guerra giusta e l’ideologia della vittoria, optando per la non violenza e auspicando un forte «movimento di resistenza cristiana contro la guerra» che si impegnasse per la giustizia, considerata l’altra faccia della pace.
Papa Francesco, aprendo la sera del 16 giugno 2016 il convegno della diocesi di Roma, parlando di Giuda e della necessità di andare incontro alle persone qualunque sia la loro condizione, aveva detto: «Don Primo Mazzolari fece un bel discorso su questo, era un prete che aveva capito bene questa complessità della logica del Vangelo: sporcarsi le mani come Gesù, che non era pulito andava dalla gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere».