PIL:ITALIA A DUE FACCE.IL MEZZOGIORNO CRESCE LA META’ DEL NORD.

Un pò tutti gli economisti sono d’accodo nel constatare che c’è una contraddizione tra il dato del Pil e le condizioni economiche complessive degli italiani migliorate,sia in termini di potere d’acquisto,sia di reddito disponibile.Pil,per guardare solo al dato numerico,l’Italia non avrebbe scampo.

Gli appassionati di zero virgola sono serviti: l’ultimo rapporto del Fondo monetario sull’economia mondiale stima che l’Italia crescerà dello 0,8 per cento quest’anno, dello 0,9 nel 2017. Siamo un decimale sotto la cifra indicata del governo, ma sopra la media delle previsioni – fra lo 0,6 e lo 0,7 per cento – con cui l’Ufficio parlamentare di bilancio ha bocciato i numeri del governo.

Allora non abbiamo scampo? Certamente c’è un’Italia a due facce,Regioni a due velocità. Un Mewzzogiorno che cresce della metà rispetto al Nord. La Regione laeder per una volta non è la Lombardia,ma L’Emilia Romagna(+1,1%). Fanalini di coda la Calabria e la Sardegna.

E la conferma che l’Italia cresce a macchia di leoprado arriva dai distretti industriali,fiore all’occhiello della manifattura. E’ nei distretti che si concentra la produttività.

Tra i settori in crescita oltre all’agroalimentare,le ceramiche in Emilia,l’imballaggio nel bolognese,le conserve in Campania e l’elettromeccanica nel barese. L’agricoltura(+7%) è il valore aggiunto ed in crescita negli ultimi sei trimestri.Il Fondo monetario conferma,però, che nel 2017 per la gran parte delle economie avanzate non c’è da attendersi balzi maoisti.

Ma la vertità è che secondo l’Istat l’economia in nero,il sommerso,vale il 12,9%.

Insomma il Mezzogiorno cresce la metà del Nord,ma anche al Sud ci sono punte di eccellenze.

Mentre continua il ballo in maschera della Riforma Costituzionale,la nuova legge di bilancio,gli investimenti nella  nuova finanziaria potrebbero portare più consumi . La Germania cresce più dell’Italia proprio grazie ai consumi. Però aggiungo che è un errore esultare per i guai tedeschi,anche se lì ci sono accigliati censori della nostra politica economica.

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