La pandemia sociale in Italia ha ora una fisionomia ben definita. La povertà non è stata ancora abolita, anzi. Il rapporto 2020 sulla povertà della Caritas italiana intitolato “Gli anticorpi della solidarietà“, presentato oggi Giornata mondiale della povertà, fotografa infatti lo scenario economico e sociale dell’attuale crisi da Covid19, lanciando l’allarme su “il tempo di una grave recessione economica” in arrivo e la nascita conseguente di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008. Si attendono risposte dalla politica nel difficile equilibrio tra salute ed economia. Povertà e diseguaglianze un binomio da brividi. occorrono subito provvedimenti concreti. Adesso occorre il tempo non da perdere, ma da spendere.I numeri di questo rapporto poi vanno letti e vanno interpretati: se non ci si fermasse ai tweet di qualche capopolo si potrebbe scoprire che il profondo senso di ingiustizia e di insicurezza che attanaglia il Paese sono il risultato di una disperanza sociale che inchioda milioni di italiani( giovani, donne e disoccupati) a un futuro ineluttabilmente sempre uguale a se stesso, senza occasioni, senza opportunità.
Nella indagine sulle misure di emergenza, nella metà dei casi (50,1%) i servizi e gli operatori Caritas sono stati identificati come la principale forma di aiuto e sostegno, sia concreto che psicologico durante l’emergenza Covid. In 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati per sostenere piccoli commercianti e lavoratori autonomi con fondi specifici per le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività). Per il direttore della Caritas don Francesco Soddu ,”anticorpi sono i volontari, l’ascolto, ma soprattutto la solidarietà della comunità di cui spesso ci parla il Papa e in cu tutti sono chiamati a contribuire “.
La crisi Covid fa aumentare i nuovi poveri in Italia e ricade in particolare su famiglie con minori, donne, giovani, nuclei di italiani (che ora risultano in maggioranza, 52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e persone in età lavorativa. Una situazione che è destinata a peggiorare per autonomi e minori. E le misure di emergenza introdotte dal governo, per un insieme di cause che vanno dalla “scarsa chiarezza” alla “farraginosità delle procedure amministrative è di aver generato una frattura fra gli “insider”, che già godevano di forme di protezione e assistenza pubblica, socializzati rispetto alle procedure e in grado di gestire le difficoltà, e coloro che, invece, non avevano mai avuto prima di allora accesso al sistema”. I quali sono rimasti esclusi. Così ancora una volta ha dovuto supplire la solidarietà privata.
Le donne che hanno chiesto aiuto da maggio a settembre, subito dopo il lockdown, sono state il 54,4% contro il 50,5% del 2019. Il numero dei giovani tra 18 e 34 anni è passato dal 20% al 22,7%, gli italiani sono oggi il 52% dei poveri, contro il 47,9% del 2019, hanno dunque superato gli stranieri. Il numero di famiglie impoverite con parenti a carico, poi, genitori anziani, infermi è passata dal 52,3% del 2019 al 58,3% di questi ultimi mesi. Tra i motivi principali di crollo del reddito, la perdita del lavoro.
Aiutati oltre duemila lavoratori autonomi – Quasi l’80% dei lavoratori indipendenti che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas durante il lockdown ha subito un calo nel reddito e per il 36% la caduta è di oltre la metà del reddito familiare. Nel dettaglio, in 136 diocesi italiane sono stati perciò attivati fondi dedicati ai lavoratori per sostenere le spese più urgenti (affitto, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività). In totale sono stati 2.073 i piccoli commercianti e lavoratori autonomi accompagnati in questo periodo. In estate, con la riapertura dei centri di ascolto “in presenza” il 54% delle Caritas diocesane ha registrato segnali di miglioramento rispetto alla primavera, con un calo del numero degli assistiti: la media per diocesi scende dal 2.990 persone (del periodo marzo-maggio) a circa 1.200. In linea con il dato generale cala anche il numero medio dei nuovi ascolti, che scendono da 868 a 305 per diocesi. Anche se da maggio a settembre sono aumentate del 12,7% le persone seguite rispetto allo scorso anno. Per il 54% delle Caritas diocesane le richieste di aiuto registrate in estate sono ancora riconducibili all’emergenza Covid-19.