POVERTA’ PLURALI:CASA, LAVORO, CIBO E SERVIZI.LA CARITAS DENUNCIA.

La Caritas italiana ha pubblicato il rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia dal titolo “vasi comunicanti”, che affronta il tema della povertà allargando lo sguardo anche oltre i confini nazionali, cercando di descrivere le forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quel che accade alle sue porte.Fotografa la situazione di un Paese teoricamente in (lieve) risalita,ma segnato da fenomeni di sofferenza sociale che si vanno diversificando.La povertà è una realtà molto più diversificata e complessa di quanto appaia a prima vista.La povertà economica è in crescita come il dramma silenzioso degli italiani senza un pasto.
Alcuni dati.Sono oltre 200mila le persone che nel 2015 si sono rivolte alle mense caritas.Sei milioni di pasti erogati nel 2015 dalle 353 mense di 157 diocesi.Sono 3816 i centri per la distribuzione di viveri.Il 56% degli utenti Caritas vive in alloggi strutturalmente danneggiati;il 68,9% ha grandi difficoltà nel pagare l’affitto,rata di mututo o spese condominiali;il 15% è sotto sfratto o pignoramento giudiziario.Si evidenziano alcuni trend di cambiamento dei fenomeni di povertà:aumentano gli italiani,si registra una prevalenza costante delle classi di età centrali,comprese tra i 35-44 anni e i 45-54 anni,in leggero aumento sono i giovani under 34,diminuiscono le famiglie tradizionali e i nuclei con coniuge e figli,mentre crescono famiglie monogenitoriali,coppie di fatto e persone sole.Chi è convinto che alle Caritas si rivolgano soprattutto i senza fissa dimora si ricreda.

 «Il Governo – si legge in questa edizione 2016 del rapporto – ha avuto l’indubbio merito di “scardinare” lo storico disinteresse della politica italiana nei confronti della povertà, ma ora è il tempo delle scelte concrete. Occorre affrontare la sfida di un progetto di welfare dedicato ai più deboli, del percorso per realizzarlo e di come ci immaginiamo le politiche sociali del nostro Paese ora e negli anni a venire». L’Italia infatti è il solo Paese in Europa, insieme alla Grecia (che però ha allo studio una misura proprio di contrasto alla povertà assoluta, il KEA), privo di una misura nazionale universalistica – destinata cioè a chiunque si trovi in tale condizione – contro la povertà assoluta, ossia l’indigenza vera e propria, dovuta alla mancanza delle risorse economiche necessarie per conseguire uno standard di vita definito dall’ISTAT “minimamente accettabile” (legato ad alimentazione, abitazione, vestiario, trasporti e così via). Povertà assoluta che negli ultimi anni, coincidenti in larga parte con quelli della crisi economica, è aumentata sino ad esplodere. Le persone coinvolte sono salite da 1,8 milioni del 2007 (pari al 3,1% del totale) a 4,6 milioni del 2015 (il 7,6%).

Serve l’impegno di tutti per cambiare rotta.
Se non si ha uno sguardo largo si fa poco.Occorrono politiche sociali e politiche attive del lavoro.Chi lotta contro la povertà deve saper guardare alla mancanza di lavoro,salute o istruzione,tutte cause immediate o remote.C’è poi anche una povertà da perdita di risorse con varie cause:la frantumazione delle famiglie, la violenza domestica, la perdita del posto di lavoro e della dignita, il gioco d’azzardo.
Occorrono politiche di sostengo alla famiglia, di lotta alle povertà.
Occorre che la politica faccia sul serio e cambi rotta!
I poveri ci sono, la Chiesa anche.

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