Il giorno dei funerali delle vittime del terremoto è il momento in cui il dolore straziante dei singoli assume una dimensione comunitaria,una identità sociale. La tragedia immane che ci fa chiedere dov’è Dio, e poi ora che si fa? Di fronte a quelle bare comprendi che i veri celebranti sono proprio i morti. Il terremoto è polvere, per l’uomo di fede non è solo una valenza metaforica.”pulvis es et in pulverem reverteris”, polvere sei e polvere ritornerai.Il dolore come pienezza di vita,armonia finale.La passione dell’uomo come passione del figlio di Dio. Gesù non è venuto a sopprimere il dolore, ma a dargli un senso. Non lo spiega,è venuto a colmarlo della sua presenza. La luce segreta del dolore:distruzione, morte,umanità. Un Padre che non castiga nè punisce,ma che perdona,resta misericodioso. Dov’è Dio,ma anche dov’è l’uomo?
E di fronte a tante domande si implora umanamente il silenzio. Ci sentiamo nell’angoscia e nel dubbio, vogliamo trovare risposte fuori da noi stessi, siamo senza parole, ma dobbiamo ripeterrci di fronte al dolore che l’ultima parola non è e non sarà la morte,ma la vita piena.
E poi dov’è l’uomo,sì dov’è l’uomo con le sue responsabilità concrete nella mancata prevenzione,nella cattiva gestione del territorio,nel prevalere dell’interesse personale su quello comune?
Eppure questi tragici avvenimenti ci rivelano un duplice volto dell’uomo.quello assente, cinico, irresponsabile, indifferente, ma anche quello profondamente umano,della compassione,della solidarietà verso chi soffre,di un volontariato che è eccellenza ed identità,che ricostruisce oltre il dolore.
L’essere umano nella sua realtà più profonda vive il volontariato come una scelta di vita,è lì,a mani nude e cuore generoso, accanto ai suoi fratelli nella disgrazia.
Il volontariato,un popolo di oltre 4 milioni, con circa 45mila associazioni. Chi dedica gratutitamente il proprio tempo agli altri lo fa per convinzioni valoriali,senza sconti o incentivi fiscali,senza altri vantaggi,lo fa per una scelta di fede,una scelta di vita. E’ una nostra nobile ricchezza questa meravigliosa disponibilità di aiutare chi soffre,chi è in difficoltà,chi è emarginato, chi è “ultimo.”