Alimentazione; uno degli argomenti più cult, più chiacchierati, più evoluti ma forse più sconosciuti. Un territorio secondo me massacrato dalla mediaticità e dalle varie mode del momento, da imperfetti canoni di bellezza da raggiungere grazie a diete ‘mangia grasso’ dell’ultimo minuto. quando invece dovrebbe andare di pari passo con‘salute’ e ‘benessere’. Nell’era dell’informazione a portata di ‘click’ già pronte trovi ‘fonti’ che bypassano gli specialisti ma che promettono risultati strabilianti e soprattutto immediati, easy-to-go. Ma niente di più dannoso è credere ad esaltanti ‘guro last-minute’ che ti dicono cosa devi o non devi mangiare. Ed è proprio a causa di questa profusione di news sull’argomento che spesso perdiamo di mira i veri riferimenti a fattori importanti che invece sono proprio quelli che si ripercuotono sulla nostra salute e che spesso riguardano variazioni socio-economiche del territorio che ci circonda. Ma alle categorie più a rischio, o alla mercè di mode preconfezionate e preconcette, chi ci pensa? E soprattutto: chi si prende la briga di controllare l’alimentazione dei più piccoli? Oggi sempre di più l’alimentazione dei bambini viene demandata alle Scuole Primarie e Secondarie dove trascorrono ormai la maggior parte del tempo grazie, senza dubbio, ad un servizio a tempo pieno che include anche la mensa. Mail ‘mangiare a scuola’ non è semplicemente occupare un tempo tra un’attività e un’altra o fare le veci genitoriali impegnati nel loro lavoro. Le Mense Scolastiche hanno il compito fondamentale di continuare anche a tavola il compito di educare i ragazzi ad una corretta alimentazione, garantendo ai genitori che li affidano loro proprio la fiducia nel portare avanti e insieme una crescita sana e consapevole.
Negli ultimi vent’anni il ruolo della mensa è profondamente cambiato, assumendo compiti e obiettivi importanti per la salute presente e futura dei piccoli utenti. Non ha più l’unico scopo di fornire un pasto nutrizionalmente equilibrato e completo, perfetto dal punto di vista igienico-sanitario, ma si veste del nobile fine di prevenire l’obesità e tutte quelle patologie cronico-degenerative, come il diabete, l’osteoporosi, le malattie del cuore o l’ipertensione, causate da un eccesso di peso e da una scorretta alimentazione. Oggi, quindi, alla mensa scolastica, a quel riunirsi tutti ad un tavolo nella pausa tra le lezioni della mattina e quelle del pomeriggio, viene affidato questo importante dovere: promuovere la salute. Nell’introduzione delle Linee guida per la ristorazione scolastica del ministero della salute viene ricordato che tra i diritti dell’infanzia, pronunciati dall’Onu nel 1989, c’è il diritto ad avere “un’alimentazione sana e adeguata al raggiungimento del massimo della salute”. Diritto ribadito nei programmi e nelle strategie di prevenzione dell’obesità dell’Oms e del ministero della Salute a livello mondiale. Far rispettare questo prezioso diritto è, ovviamente, compito di tutti.
La mensa scolastica è da considerarsi un luogo con un potenziale altamente educativo così come, tutte le altre ristorazioni in cui l’appartenenza tra i soggetti è continuativa e significativa dal punto di vista affettivo e relazionale (famiglia, comunità residenziali, case di riposo ecc.). Mi spiego meglio, l’ educazione alimentare non è qualcosa che riguarda solo cosa mangio, altrimenti potrebbe essere giusto il principio dell’ autodeterminazione da parte della famiglia, il momento del pasto abbraccia dimensioni che vanno ben oltre al cibo: cultura, tradizioni, affetti, relazioni, emozioni. Per andare un po’ alle origini, ricordiamo che il primissimo atto d’amore e di relazione, ha come tramite il cibo. Una madre o un caregiver mentre da il latte al neonato lo nutre nel cibo, nell’ affetto e nellla relazione. Questo paradigma rimane inalterato nel tempo. Di conseguenza possiamo intuire quanto il cibo sia fortemente influenzato dai fattori psicologici.
Certo a volte non è sufficiente né la preparazione né la buona volontà degli insegnanti per far mangiare ai bambini i legumi, il pesce e le verdure. Solo un bimbo su dieci mangia tutti i cibi serviti a mensa, ma ben tre su cinque mangiano con piacere a scuola, soprattutto perché possono farlo con i loro compagni. Oltre la metà dei genitori e dei docenti afferma che vengono serviti prodotti stagionali, meno di uno su tre prodotti biologici. Circa due su tre afferma che le porzioni sono equilibrate e il menù sufficientemente vario. Questi sono gli spauracchi di quasi tutti i bambini, i progetti di educazione alimentare forse rappresentano la strada principale per cambiare gli atteggiamenti di rifiuto. I progetti educativi, come indicato dal MIUR, sono esperienze attive in cui il bambino ed insegnanti sono i protagonisti delle conoscenze. Per realizzare un reale cambiamento è quindi necessario coinvolgere tutti, ma proprio tutti i soggetti che partecipano al pasto: bambini, insegnanti, cuochi, personale ausiliario della mensa, ditte di ristorazione e genitori. Si comprende subito di quanti piani d’intervento necessita un buon progetto educativo: incontri di formazioni con insegnanti e genitori, supporto ai cuochi ed al personale ed un percorso educativo specifico da attuare con il gruppo classe.