Elezioni di medio termine negli Stati Uniti: cosa succede oggi nel paese di Obama? Tra stasera e domani conosceremo i risultati delle elezioni che riguarderanno 435 (la totalità) rappresentanti della “House of Rappresentatives” (Camera Bassa) e poco più di un terzo dei rappresentanti del Senato (trentasei senatori su cento).
Perchè quelle di oggi sono diventate elezioni fondamentali per l’andamento politico dei prossimi due anni, gli ultimi di Obama Presidente?
Dovremmo fare brevemente un passo indietro, solo per accennare quali sono stati i risultati delle precedenti elezioni dal 2008 in poi. Le elezioni che videro vincitore per la prima volta Obama, infatti, gli consegnavano una buona maggioranza sia nella Camera Bassa (235 democratici, 199 repubblicani) che al Senato (60 democratici, 40 repubblicani). Questo permise ad Obama di realizzare una manovra economica, una riforma finanziaria, e mettere le basi per la più grande riforma sanitaria degli U.S.A (Obamacare). Nel 2009 però, la sera dell’insediamento di Obama, si riunirono per una cena quindici leader del Partito Repubblicano per stringere un accordo. In questa cena fu deciso di osteggiare e bloccare qualsiasi iniziativa di Obama, e il fatto che l’Obamacare sia passata senza un singolo voto repubblicano è la prova che il patto del 2009 è stato rispettato.
Il lavoro di ostruzionismo dei repubblicani diventa poi più facile dopo le elezioni del 2010, in cui i repubblicani hanno preso il controllo della “Camera Bassa” (242 repubblicani, 193 democratici) mentre il Senato resta appannaggio del partito di Obama (51 democratici più 2 indipendenti, 47 repubblicani). Le cose nel 2012 non cambiano più di tanto: Obama viene rieletto, i repubblicani mantengono però il controllo della Camera Bassa, mentre i democratici restano in maggioranza al Senato. La situazione di stallo diventa esasperante. Se il biennio precedente (112mo Congresso) aveva il record per il minor numero di leggi promulgate, il successivo (113mo Congresso) lo batte: 142 leggi in totale nei due anni.
Inoltre dobbiamo ricordare che, sempre a causa del muro contro muro tra democratici e repubblicani, nell’ottobre del 2013, per sedici giorni, c’e` stato il blocco delle attività amministrative, (government shutdown), che è la particolare procedura del sistema politico statunitense, che coinvolge il settore esecutivo ogni qual volta il Congresso non riesce ad approvare la legge di rifinanziamento delle attività amministrative.
Così arriviamo alle elezioni di oggi, e per capire meglio gli umori degli elettori americani, seguiamo la traccia dell’inchiesta del giornalista Chuck Todd, della NBCNEWS, noto network americano.
Todd ha viaggiato per oltre 5000 Km in sedici diversi Stati, quelli il cui risultato viene ritenuto cruciale per il controllo del Senato, per capire i malumori dei cittadini degli Stati Uniti alla vigilia di queste particolarissime elezioni.
Nei sondaggi che sono stati fatti ultimamente è emerso un senso di frustrazione rispetto all’immobilismo politico presente a Washington, e Todd ha indagato sulle reazioni che questo immobilismo ha prodotto nell’elettorato.
Alla fine del suo viaggio, dopo aver sentito molte persone e molti candidati, Todd ha concluso che tutti gli elettori che lui ha incontrato sono arrabbiati per questa situazione politica, e cercano un modo di esprimere il proprio malcontento con il voto, ma la questione e`: come lo esprimeranno?
Il giornalista ha identificato tre gruppi di elettori. Il primo gruppo pensa di votare il candidato che attualmente non e` presente al Senato. Un voto piu` contro che a favore, nel senso che, ritenendo responsabile il senatore attuale (chiunque esso sia) della mancanza di azione politica, queste persone voteranno l’altro candidato. Un secondo gruppo voterà qualsiasi altra opzione al di là dei democratici o dei repubblicani, scegliendo, laddove presente, un candidato indipendente. Il terzo gruppo tornerà a votare per abitudine il proprio partito per ideologia e fedeltà, ma senza nessun entusiasmo per il candidato. Ricordando che nelle elezioni di medio termine il numero dei votanti è mediamente del 30% inferiore rispetto al numero di votanti alla elezioni presidenziali, ci si chiede chi sarà più motivato a votare di questi tre gruppi. Todd dunque prevede o una vittoria repubblicana che punirà Obama, oppure un rinnovamento delle facce presenti in Senato, a discapito dei volti noti.
Gli americani, secondo Todd, non sarebbero delusi del sistema politico in sè, ma di questi specifici politici presenti ora in Parlamento. Si fiderebbero molto di più di politici disponibili ad accordi, politici che sappiano mediare l’ideologia, piuttosto che restare arroccati sulle proprie posizioni e bloccare un intero paese. Le urne sono chiuse. Presto conosceremo i primi risultati e capiremo quanto l’analisi di Todd abbia visto giusto.