Dopo giorni di propaganda e di appelli, ieri, è arrivata la resa dei conti. La Lega sfonda il 34 per cento, il M5s crolla al 17. Se in Europa c’è il boom dei sovranisti senza però che riescano ad ottenere la maggioranza, in Italia è il Carroccio di Matteo Salvini a dominare la scena delle Europee 2019. Un risultato che cambia gli equilibri del governo gialloverde e che apre nuovi scenari a partire da questa mattina. Il vicepremier leghista, intervenendo ieri in tarda serata, ha garantito che l’esecutivo continua e “non ci saranno regolamenti di conti”, ma di fatto i poteri interni sono completamente ribaltati. Luigi Di Maio parlerà solo alle 14 di oggi pomeriggio e, secondo le prime reazioni arrivate da fonti interne, il colpo per i 5 stelle è durissimo. I primi effetti, se non ci saranno rimpasti immediati, si vedranno sui dossier più importanti. Il viceministro leghista dell’Economia Massimo Garavaglia a 24Mattino su Radio24 ha detto: “Questi no adesso devono diventare sì. Per esempio la Tav. Ci veniva detto di no su cose per noi logiche: la riduzione ulteriore dell’Ires al 20 per cento, la riduzione dell’Imu sui capannoni e la stabilizzazione delle riduzioni del premio Inail per farlo diventare eterno”. Quello che ha colpito di queste europee, italiane, non solo questo cambio di rotta completamente nuova mal’affluenza al voto non solo è stata la più alta negli ultimi venti anni, superiore al 50% nella media europea, ma segna anche un’inversione di tendenza rispetto al costante calo nella partecipazione che andava avanti dal 1979. La realtà dei fatti è che si è creata una connessione strettissima fra il leader della Lega e i cittadini italiani. In particolare, Salvini è riuscito a svuotare non solo la destra “liberale” (Forza Italia, che pure si presentava assieme ad altre forze centriste, è ormai mera rappresentanza), ma soprattutto l’elettorato “governista”, cioè quel vasto fronte di persone che aveva abbracciato il progetto Lega – M5s e che evidentemente ha scelto da chi vuole essere guidato nei prossimi mesi. Bastava guardare, del resto, per capire cosa stesse succedendo e perché tutti i retroscena su improbabili fughe in avanti di Salvini non avessero poi così senso. Salvini in questi mesi ha avuto le mani libere per fare quello che sa fare meglio: lavorare alla costruzione della propria immagine personale, far passare per la sua figura le fortune elettorali della Lega, alimentare la propria comunità anche grazie a simboli religiosi e battaglie ideali care alla destra populista, sdoganare temi e concetti a lungo rimasti ai margini del dibattito politico, utilizzare il suo ruolo istituzionale per rafforzare quello politico. Lo ha fatto nel modo più efficace possibile, occupando tutti gli spazi disponibili, sovraesponendo la propria immagine fino a sovrapporla completamente a quella del partito e dell’intera area politica di cui si faceva portavoce. Ai 5 Stelle, travolti dal decisionismo salviniano nei primi mesi di governo, non è restato che schiacciarsi a lungo sulle posizioni del leader leghista, per risvegliarsi solo quando ormai era palesemente troppo tardi: perché a destra non si era spostato solo l’asse del governo Conte, ma “l’umore” dell’elettorato governista. Perché il voto populista aveva già abbandonato il “partito fieramente populista” che Di Maio aveva provato a istituzionalizzare. Per chi avesse ancora dubbi sulla portata del cambiamento in atto, basterà riascoltarsi il breve discorso tenuto dal ministro dell’Interno dopo le prime proiezioni. L’era Salvini comincia da vittimismo, autoritarismo e sindrome da accerchiamento: “Abbiamo vinto contro tutto e tutti, è stata una lotta impari e mi sono affidato alla Madonna come faccio sempre “Siamo il primo partito in Italia, adesso si cambia in Europa“, -ha detto Salvini in un video su Facebook , ieri, girato in via Bellerio.- “In attesa dei risultati definitivi, grazie grazie grazie da tutta la squadra. Grazie Italia useremo bene la vostra fiducia” ha detto Salvini. Salvini si è presentato in conferenza stampa con in mano il rosario che ha esibito dal palco del comizio di piazza Duomo con gli alleati sovranisti. E nel ringraziare gli elettori per il risultato della Lega, ha baciato il crocifisso.Concetti intorno ai quali Salvini sta scrivendo una nuova pagina dell’autobiografia della nazione, che avevamo riassunto così: spontaneismo, autenticità e schiettezza come valori assoluti, fastidio nei confronti di esperti, tecnici e professoroni, giustizialismo aggressivo e manicheo, subordinazione delle libertà individuali a concetti come sicurezza e decoro, ferocia verbale nei confronti dei migranti, retorica spicciola sulle situazioni a forte impatto emozionale, rivendicazione della purezza del popolo contro le “élite”, il prima gli italiani come pratica concreta e non solo formula vuota, la riduzione della complessità in favore di una malintesa concezione di buonsenso.