Nel groviglio della crisi mediorientale scaturita dall’uccisione del generale iraniano Soleimani da parte degli USA, l’Italia appare drammaticamente defilata. E non soltanto perché il segretario di Stato americano – Mike Pompeo – ha informato a cose fatte inglesi, tedeschi e francesi, escludendo in prima battuta i nostri governanti; ma soprattutto per il fatto che l’incendio libico – praticamente alle porte di casa – andrebbe affrontato con una strategia in linea con la nostra prestigiosa tradizione diplomatica. Invece si fatica non poco a trovare il bandolo della matassa. E a pochi chilometri da una regione in sommossa questa debolezza rischia di diventare esiziale. Non si può non andare col pensiero a 35 anni fa, quando la crisi di Sigonella segnò la temporanea rottura tra il governo Craxi e la Casa Bianca guidata da Ronald Reagan. Una frattura in seguito ricomposta, ma che conferì all’Italia dignità e rilevanza geopolitica. Altri tempi. Altri uomini