Officina delle idee

Elio Pariota: La vetrina dell’ignoranza

Smagriti e col volto segnato dal dolore, pigiama a righe e stella di David sul petto.
Il trucco, i tormenti, le torture, rievocano l’orrore dei campi di sterminio nazista dove furono uccisi 6 milioni di ebrei. I video della sciagurata rappresentazione della Shoah spopolano sul web.

Solo che il set non è cinematografico e gli attori non sono veri attori. Il set è TikTok – il famoso social network cinese – e gli attori sono gli adolescenti di mezzo mondo: quelli
della Generazione Z, i nativi digitali nati tra la fine degli anni ’90 e il 2010. Ragazzi in cerca di una propria dimensione sociale che in Rete alzano l’asticella della provocazione. Per
richiamare l’attenzione? Per sentirsi protagonisti? Chissà. C’è lavoro per la psicanalisi.

Eppure il fenomeno non deve stupire. In un’epoca dove l’etica è un guscio vuoto e dove il dolore viene mercificato nell’arena digitale in un valzer continuo e dissacrante, anche la Shoah – la tragedia delle tragedie – finisce esposta nella vetrina dell’ignoranza. La più opaca e pericolosa di tutte.

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