Non guardo i reality show. Li considero – forse troppo superficialmente – gli alfieri di quella “tv spazzatura” che narcotizza la coscienza collettiva. In questa corsa all’audience, alla misurazione dello share televisivo, alla competizione forsennata tra programmi e palinsesti, ci viene propinato di tutto.
Ma quando anche gli sponsor prendono le distanze da certi atteggiamenti che le produzioni consentono e tollerano, allora siamo alla frutta. Leggo di un fuggi-fuggi generale dopo l’ultima puntata del Grande Fratello 15.
Pare che noti marchi abbiano fermamente condannato alcune azioni rievocative del peggior bullismo, per non dire di quelle riecheggianti alla violenza sulle donne.
Insomma, le prodezze dei protagonisti nella Casa di Cinecittà non sono passate inosservate neppure a coloro che li foraggiano con la pubblicità. Ma tant’è.
Nell’era della bramosia dei “like”, dei tweet, delle condivisioni instagram, dei messaggi WhatsApp, anche la volgarità e l’arroganza sparate in video diventano regole auree per accaparrarsi qualche telespettatore in più. Con buona pace dell’etica e della cultura.