Neppure il tempo di riprendersi dalle fatiche di una estenuante negoziazione con l’Unione Europea in chiave Brexit, che la premier inglese Theresa May si trova ad affrontare un’ulteriore grana: la ristampa dei passaporti blu navy a beneficio dei cittadini del Regno, in sostituzione di quelli marroni del Vecchio Continente.
Tutto normale in apparenza. Se non fosse che la gara d’appalto da 490 milioni di sterline sia stata vinta dalla franco-olandese Gemalto. Apriti cielo! Proteste a go-go tra le frange conservatrici più agguerrite animate da un’autentica avversione nei confronti del modello gestionale europeo.
Dalle parole ai fatti: la britannica De La Rue ha fatto ricorso contro la Gemalto che avrebbe presentato un’offerta eccessivamente bassa a fronte della propria, “più cara, ma di miglior qualità e più sicura tecnicamente”.
L’imbarazzo di Theresa si taglia a fette. La gara d’appalto non poteva essere evitata perché la Gran Bretagna a tutt’oggi fa ancora parte dell’Europa. Ma il paradosso è intollerabile per i sostenitori della ritrovata indipendenza.
Far stampare il passaporto all’avversario equivale un po’ a chiedergli il permesso di uscita. Fa sorridere, ma è così.