Emmanuel Macron – unico presidente della storia della Francia a non aver sostenuto il servizio militare obbligatorio – vuole ripristinare la leva abolita nel lontano 1997 estendendola anche alle ragazze.
Si profilerebbe una combinazione tra servizio civile e militare, con una durata variabile da tre a sei mesi, destinata a non incidere sui percorsi universitari. “Rispetto, Educazione e Integrazione” sono i tre valori sui quali formare le nuove generazioni (circa 700mila giovani ogni anno).
La decisione fa discutere. In Italia c’è chi storce il naso e chi plaude all’iniziativa confidando in una replica in salsa nostrana. Mi schiero tra i primi. E non perché neghi la funzione storica dell’obbligo del servizio di leva, ma in quanto la ritengo operazione inadeguata (e costosa) rispetto all’esigenza di ben altre professionalità per la nostra Difesa.
E poi siamo seri: affidare ad una simile riforma il rafforzamento del rispetto delle regole, dei valori educativi, dell’integrazione tra le diverse classi sociali, suonerebbe come un improprio esercizio di supplenza; che andrebbe a certificare frettolosamente un fallimento culturale della famiglia e delle Istituzioni.
No, il senso di appartenenza ai valori della République lasciamolo ai proclami francesi. Ai nostri giovani serve meno leva obbligatoria e più lavoro.