Abbiamo inanellato una sequela di errori da manuale, prima con diversi anni di governo insufficiente in regione e in città, poi con primarie velenose, una campagna poco appassionante e ora persino con lo spettacolo inverecondo di questi giorni.
Ma soprattutto non siamo stati in grado di promuovere una classe dirigente degna di questo nome.
Abbiamo a volte abiurato persino alla selezione dei quadri del partito e dei candidati alle competizioni elettorali, finendo solo per prendere atto dei grandi rastrellatori di consenso, periferia per periferia, senza porci un benchè minimo interrogativo sulla qualità del profilo, sulla profondità del pensiero, delle idee, dei progetti.
Bastava raccogliere un bel pò di voti in qualche palazzina per far dimenticare ogni carenza di profilo, vuoto di idee e di storie.
I cittadini non dimenticavano, tuttavia, e non dimenticano e tanti che avrebbero voluto impegnarsi li abbiamo respinti, silenziosamente respinti.
Eppure se mi guardo intorno penso che le forze sane siano largamente maggioritarie nel nostro partito.
C’è un mondo di impegno giovanile, di esperienze civiche, di professionalità di valore che ci sostiene ma che non trova spazi di confronto adeguato.
Ci vuole un partito colto e radicato a un tempo.
A lungo abbiamo pensato fosse un’antinomia e invece possiamo trovare un punto di equilibrio tra consensi particolari e un’idea di società complessiva, chiedendo che i nostri candidati abbiano profili più elevati.
Sono realisticamente fiducioso che abbiamo ancora il tempo per farlo, per ricostruire dalle fondamenta.
Coinvolgiamo subito le forze migliori anche oltre le correnti, a cominciare da quei tanti giovani impegnati nell’ultima campagna elettorale, in prima persona o comunque in prima linea, ma che poi hanno trovato un tappo in una lista in cui v’erano uscenti ricandidati, forti nelle preferenze ma a volte privi di un curriculum di battaglie politiche degne di nota in consiglio comunale.
Le correnti esistono e, entro limiti di ragionevolezza, danno un contributo importante in un partito complesso.
Anch’io, mi autodenuncio, anch’io ho una sensibilità in cui idealmente mi riconosco nel partito.
Ma proviamo a renderle sempre più sensibilità di appartenza, affluenti di idee, contributi di elaborazione e persino luoghi che aiutano la selezione dei migliori, non dei peggiori.
E a Napoli pensiamo a una separazione tra il partito cittadino e quello provinciale, pensiamo a personalità che non siano già impegnate nelle istituzioni.
Apriamoci alla città, a forze del volontariato e delle professioni, facendole contare davvero.
E costruiamo una linea politica senza tentennamenti, a cominciare dal rapporto con l’amministrazione partenopea.Per fare tutto questo è necessario un congresso, è ovvio.Ma il tempo non è una variabile indipendente e ogni giorno che passa rischiamo di perdere ulteriore credbilità.
Nell’attesa che si definisca il percorso congressuale, intrecciato o meno a quello nazionale e a quello delle elezioni politiche, diamo qualche segnale in questa direzione, diamolo presto.
E il Nazareno e Santa Lucia non si chiamino fuori. Diano una mano a ritrovare le tante forze straordinarie che pure ci sono nel PD locale, aiutandoci a preparare un congresso per tesi, in cui ci sia più spazio per le idee e meno per prove muscolari senza idee.
Ma soprattutto non siamo stati in grado di promuovere una classe dirigente degna di questo nome.
Abbiamo a volte abiurato persino alla selezione dei quadri del partito e dei candidati alle competizioni elettorali, finendo solo per prendere atto dei grandi rastrellatori di consenso, periferia per periferia, senza porci un benchè minimo interrogativo sulla qualità del profilo, sulla profondità del pensiero, delle idee, dei progetti.
Bastava raccogliere un bel pò di voti in qualche palazzina per far dimenticare ogni carenza di profilo, vuoto di idee e di storie.
I cittadini non dimenticavano, tuttavia, e non dimenticano e tanti che avrebbero voluto impegnarsi li abbiamo respinti, silenziosamente respinti.
Eppure se mi guardo intorno penso che le forze sane siano largamente maggioritarie nel nostro partito.
C’è un mondo di impegno giovanile, di esperienze civiche, di professionalità di valore che ci sostiene ma che non trova spazi di confronto adeguato.
Ci vuole un partito colto e radicato a un tempo.
A lungo abbiamo pensato fosse un’antinomia e invece possiamo trovare un punto di equilibrio tra consensi particolari e un’idea di società complessiva, chiedendo che i nostri candidati abbiano profili più elevati.
Sono realisticamente fiducioso che abbiamo ancora il tempo per farlo, per ricostruire dalle fondamenta.
Coinvolgiamo subito le forze migliori anche oltre le correnti, a cominciare da quei tanti giovani impegnati nell’ultima campagna elettorale, in prima persona o comunque in prima linea, ma che poi hanno trovato un tappo in una lista in cui v’erano uscenti ricandidati, forti nelle preferenze ma a volte privi di un curriculum di battaglie politiche degne di nota in consiglio comunale.
Le correnti esistono e, entro limiti di ragionevolezza, danno un contributo importante in un partito complesso.
Anch’io, mi autodenuncio, anch’io ho una sensibilità in cui idealmente mi riconosco nel partito.
Ma proviamo a renderle sempre più sensibilità di appartenza, affluenti di idee, contributi di elaborazione e persino luoghi che aiutano la selezione dei migliori, non dei peggiori.
E a Napoli pensiamo a una separazione tra il partito cittadino e quello provinciale, pensiamo a personalità che non siano già impegnate nelle istituzioni.
Apriamoci alla città, a forze del volontariato e delle professioni, facendole contare davvero.
E costruiamo una linea politica senza tentennamenti, a cominciare dal rapporto con l’amministrazione partenopea.Per fare tutto questo è necessario un congresso, è ovvio.Ma il tempo non è una variabile indipendente e ogni giorno che passa rischiamo di perdere ulteriore credbilità.
Nell’attesa che si definisca il percorso congressuale, intrecciato o meno a quello nazionale e a quello delle elezioni politiche, diamo qualche segnale in questa direzione, diamolo presto.
E il Nazareno e Santa Lucia non si chiamino fuori. Diano una mano a ritrovare le tante forze straordinarie che pure ci sono nel PD locale, aiutandoci a preparare un congresso per tesi, in cui ci sia più spazio per le idee e meno per prove muscolari senza idee.