Le strazianti immagini dell’elefantessa incinta, morta dopo aver mangiato un ananas imbottita di petardi, stanno facendo il giro del mondo suscitando polemiche e indignazione.
Questo atto ignobile rappresenta un ennesimo caso di un atteggiamento ormai radicato nel modus operandi dell’uomo e ciò ci fa riflettere ancora una volta sul fatto che al giorno d’oggi i maltrattamenti verso gli animali sono in aumento: troppi animali cadono vittime della stupidità, dell’ignoranza e della cattiveria umana. La vera “bestia” è chi commette violenza su un animale, rivelando così una inclinazione al male!
Credo che per limitare simili atti di crudeltà sia necessario lavorare sulla sfera affettiva e cognitiva dell’essere umano sin dall’età scolare: essere crudeli con gli animali potrebbe infatti essere preludio di violenza verso le persone. Un maggior rispetto nei confronti degli animali da parte di noi uomini può essere raggiunto solo con lo sviluppo di sensibilità e di empatia.
Fortunatamente negli ultimi anni l’attenzione delle Istituzioni è cresciuta, con leggi più stringenti e sanzioni più onerose ma sono le segnalazioni e le denunce a fare la differenza. Dunque ritengo che dovremmo essere chiamati tutti a sviluppare maggiore senso civico verso questa tematica a cominciare, ad esempio, dai cani e gatti randagi che popolano i nostri quartieri. Ancora bisognerebbe rivedere le condizioni in cui sono detenuti gli animali negli allevamenti del territorio o anche la tratta illegale degli animali esotici.
Ultimo episodio increscioso di malvagità umana è la tragedia consumatasi in India, in un villaggio del distretto di Palakkad, nel Kerala. A darne la notizia un agente forestale che assieme ai suoi colleghi ha tentato di tutto per salvare la povera elefantessa e il cucciolo che portava in grembo.
L’esemplare stava girovagando in cerca di cibo quando ha trovato il frutto riempito di petardi che poco dopo gli è esploso in bocca. Nel disperato tentativo di alleviare il dolore, l’animale si è diretto verso il fiume Velliyar rimanendo per ore in piedi immerso nell’acqua, dove poi ha esalato il suo ultimo respiro.
“La sua bocca era distrutta, la sua mascella era rotta e non era più in grado di mangiare dopo aver masticato l’ananas che le è esplosa in bocca” – queste le parole della guardia – “Quando l’abbiamo vista era in piedi nel fiume, con la testa immersa nell’acqua. Sapeva che stava per morire e non ha fatto avvicinare nessuno. Non ha fatto del male a un singolo essere umano nemmeno quando correva in preda al dolore lancinante per le strade del villaggio.”
Le analisi svolte sul cadavere dell’elefantessa hanno confermato che era incinta e che avrebbe partorito tra circa 20 mesi. Le guardie forestali hanno deciso di cremarla e disperdere le sue ceneri nella foresta doveva aveva vissuto libera fino a questo tragico epilogo.
Le autorità indiane hanno aperto un’inchiesta per risalire ai responsabili. Non è chiaro se la violenza sia stata intenzionale o se l’animale sia incappato in una “trappola” che solitamente viene tesa ai cinghiali per essere catturati. Il Kerala Forest Department ha però annunciato questa mattina su Twitter di aver arrestato una persona che potrebbe essere responsabile dell’atroce vicenda.
È dovere, dunque, di ognuno di noi contrastare qualsiasi forma di aberrazione, perché l’indice morale di una società è anche nutrire rispetto per ogni forma di vita. Ghandi asseriva: “L’odio verso gli animali è la sconfitta dell’intelligenza umana”.
A cura di Pina Russo