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Erri De Luca: “Istigazione a delinquere? Mi sembra una pretesa eccessiva per le parole di uno scrittore”

Thomas Mann, nel suo romanzo “La montagna incantata”, scriveva “La bella parola genera la bella azione. Scrivere bene significa quasi pensare bene, e di qui ci vuole poco per arrivare ad agire bene”. Sulla forza della parola e sull’irruzione che questa può fare nel fatto politico e sociale si potrebbero citare fonti su fonti. Bella è di certo la parola di Erri De Luca, belli i suoi romanzi, i suoi racconti e i suoi saggi, una parola messa sotto accusa dalla Ltf, società che sovrintende la costruzione della linea Tav Torino-Lione, costituitasi parte civile in un processo aperto il 28 gennaio di quest’anno al Tribunale di Torino e che ha visto l’autorevole scrittore partenopeo rinviato a giudizio per istigazione a delinquere. “La Tav va sabotata. Le cesoie sono utili perché servono a tagliare le reti”, questa la frase incriminata, rilasciata in un’intervista all’Huffington Post, che ha dato avvio alle polemiche giudiziarie e, in seguito, a quelle etico-morali sulla libertà di pensiero e parola. Parole che hanno trovato conferma anche durante l’intervista rilasciata oggi, 20 aprile, a Samuele Ciambriello per la trasmissione Dentro i fatti (Radio Club 91). Rivendicazioni che hanno preso anche la forma del libro, ricordiamo la recente pubblicazione di “La parola contraria” (Feltrinelli), un pamphlet in cui De Luca rimarca con fermezza le sue parole e i suoi pensieri sulla Tav ripercorrendo anche la vicenda del processo.

Proprio a riguardo dell’accusa a istigazione, è intervenuto lo scrittore ponendo l’accento sulla sua percezione delle possibilità effettive della parola di un autore: “Mi sembra una pretesa eccessiva per delle parole di uno scrittore. Uno scrittore può istigare a leggere un libro o magari ad aver voglia di scrivere una poesia, ma la possibilità addirittura che io possa istigare a commettere delle azioni, cosa non riconosciuta nemmeno a dei leader politici, i quali certe volte hanno pure istigato a commettere delle azioni illegali ma non sono stati seguiti; la possibilità che questo seguito sia alla mia portata mi sembra alquanto inverosimile”. Non, dunque, come scriveva Mann, la letteratura come unione di umanesimo e politica. Eppure, sorvolando questa considerazione squisitamente filosofica, assume importanza decisiva il fattore giurisprudenziale, evidenziato anche da Gaetano Azzariti su Il Manifesto: “Non basta che l’istigazione sia formulata, deve essere dimostrata la diretta connessione tra le parole pronunciate e le azioni criminose conseguenti”. A tal proposito, Erri De Luca, ha tenuto a precisare che “Al tribunale di Torino, quando c’è stata l’udienza precedente in cui il Giudice ha chiesto al dirigente dell’ufficio politico della Questura di Torino se dopo le mie dichiarazioni ci fosse stato un aumento di casi di ostilità nei confronti di quei cantieri, il dirigente ha risposto no. Dunque, anche dal punto di vista dell’evidenza materiale questa accusa resta campata in aria”.

Dalla vicenda giuridica e personale dello scrittore, l’intervista si è poi spostata alle sue considerazioni circa l’attuale stato del Mezzogiorno. Di cosa ha bisogno il Sud Italia gli ha domandato Ciambriello: “Ha bisogno di rinnovarsi, di sistemare una infrastruttura vitale come la Salerno-Reggio Calabria, sicuramente però ci sono dei bei segnali. Ho visto adesso questa unione che si chiama Una giunta congiunta tra Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni, i tre sindaci, invece di essere rivali, si sono riuniti per dare valore a quell’aria candidandola a patrimonio dell’umanità. Ci sono buonissimi segnali nel Mezzogiorno che ne riscattano l’immagine”. Positivo anche il paragone espresso dallo scrittore circa la figura di de Magistris: “Io sono un fan di Luigi de Magistris, cioè del sindaco di strada, di quella politica che raccoglie direttamente sul posto le istanze della società”.

A proposito di binomio politica e piazza, lo scrittore è stato chiamato da Samuele Ciambriello ad esprimere un parere circa le manifestazioni di piazza, sempre più vuote oramai: “Questa formula politica della protesta di piazza si è svuotata di valore e allora esiste il dissenso ma cerca di manifestarsi concretamente sul terreno facendo delle piccole cose buone. C’è un mucchio di buona volontà che ancora non ha trovato il formato politico. La manifestazione di piazza, il comizio, sono formule su cui non possiamo più misurare il grado di temperatura civile di una società”.

Spazio anche a una breve precisazione sull’orientamento religioso: “Io sono non credente, cioè escludo la divinità dalla mia vita non da quella degli altri. Faccio differenza rispetto all’ateo il quale la esclude oltre che dalla sua vita anche da quella degli altri. Io posso escluderla e provvisoriamente, giorno per giorno, solo dalla mia vita”.

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