Napoli negli ultimi giorni è stata scenario del ripetersi nuovamente di più episodi di criminalità organizzata, di violenza e micro-criminalità. Tre omicidi di stampo camorristico in meno di 24 ore, colpi di kalashnikov contro un palazzo, sassate conto autobus cittadini, rapine e quant’altro. Tutti episodi che sebbene non possano essere ricondotti a un’unica matrice, rappresentano comunque il livello di violenza che popola la città. La risposta del Ministro degli Interni è arrivata immediata: «Ci vuole l’esercito per far star zitte le pistole», questa la dichiarazione di qualche giorno fa ai microfoni di SkyTg24. Dichiarazione che ha subito creato una lunga scia di polemiche. Polemiche che si acuiscono con l’altra proposta del Ministro Alfano abbassare l’età punibile dai diciotto ai sedici anni: «Oggi a 16 anni si conosce esattamente la gravità di un crimine che si compie. C’è una parola di cui non aver paura, repressione. E un’altra parola, deterrenza: ciascun cittadino, di qualunque età, deve aver paura della reazione dello Stato».
La dura accusa arriva dal movimento #UnPopoloinCammino, guidato da alcuni parroci dei quartieri a rischio della città: «E ‘l’ennesima boutade mediatica, si butta fumo negli occhi, la militarizzazione non serve». Movimento che si è detto contrario anche all’abbassamento dell’età punibile, spiegando che la soluzione per debellare i numerosi crimini da parte dei minori, è alzare l’obbligo scolastico ai diciott’anni: «Unico vero modo per risvegliare le coscienze». Anche il sindaco Luigi De Magistris sostiene che: «Per la lotta alla camorra, non serve la militarizzazione». Il Partito Democratico, invece, ritiene che questo sistema possa essere: «Utile per il breve periodo, ma deve accompagnarsi a un lavoro d’intelligence più incisivo». Favorevole, invece, il tweet di Gianni Lettieri: «Opporsi a maggiore presenza di esercito e forze dell’ordine a Napoli, vuol dire avvantaggiare la camorra. Più sicurezza= Più libertà».
Militarizzazione o meno del territorio, la “questione napoletana” se così vogliamo definirla esula dal mero controllo militare, che seppur possa essere un mezzo, non rappresenta sicuramente la soluzione. La criminalità, le organizzazioni di stampo camorristico, che trovano sempre più adepti tra i più piccoli, sono fin troppo radicate nel territorio, per poter credere di risolverle solamente con presidi dell’esercito per la città. Abbassare l’età punibile non può essere l’unico modo per ridurre i reati a mano di minori, per evitare che sempre più ragazzini decidano di affiliarsi con la camorra, prima della punizione bisognerebbe pensare all’educazione. Istituzioni, associazioni territoriali e scuole dovrebbero cominciare a lavorare sinergicamente per perseguire quest’obiettivo e riuscire a debellare la criminalità dalla città.