Il governo “non consentirà la chiusura dell’Ilva“. Lo affermano fonti del ministero dello Sviluppo economico. Il premier Giuseppe Conte ha convocato una riunione d’urgenza a Palazzo Chigi e martedì incontrerà i vertici di ArcelorMittal. “Non esistono i presupposti giuridici per il recesso dal contratto”, avvertono dal Mise. La questione Ilva “ha la massima priorità”, ha affermato il presidente del Consiglio.
“Faremo di tutto per tutelare investimenti produttivi, livelli occupazionali e per proseguire il piano ambientale”, ha aggiunto Conte. “C`è la ferma determinazione del governo di proseguire la produzione dell`Ilva, di salvaguardare l`occupazione e di garantire la tutela dell’ambiente”. Lo ha detto Giuseppe Conte ai sindacati a Palazzo Chigi prima di iniziare l’incontro per esporre le linee della manovra economica. “Domani abbiamo convocato l`azienda – avrebbe aggiunto Conte
secondo fonti sindacali – chiariremo bene la nostra posizione. Il governo vuole confrontarsi con l`azienda, ma riteniamo che non ci sia alcun motivo che possa giustificare questo recesso. La norma sullo scudo penale non era nel contratto e non può essere invocata per giustificare il recesso. Sarete naturalmente informati sull`esito di questo confronto”.
Patuanelli: Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro Patuanelli, al termine del vertice convocato a Palazzo Chigi: “Non consentiremo la chiusura dello stabilendo. La questione dello scudo penale e’ una foglia di fico, un alibi per nascondere un altro problema. E’ evidente, anche dai cambi di governance, che evidentemente la governance che aveva seguito gli impianti fino a adesso non ha funzionato”.
Emiliano: Per il governatore pugliese Michele Emiliano, lo stabilimento “uccide cittadini e operai ed è totalmente illegale, come dimostra lo stesso management di ArcelorMittal che, senza un’immunità penale speciale che esisteva in Europa solo per loro e che non è consentita a nessun’altra azienda, intima con arroganza allo Stato italiano di riprendersi la fabbrica entro trenta giorni”.
Intanto Italia Viva ha chiesto al presidente della Camera un’informativa urgente del governo sulla vicenda. Il capogruppo di Italia Viva in Senato Davide Faraone sottolinea che “solo qualche giorno fa avevamo espresso perplessità sul decreto firmato da Lega e M5s del Conte 1 e sulla successiva modifica proposta da Patuanelli. Lo avevamo detto al ministro dello Sviluppo economico in aula e al presidente Conte in un recente incontro a Palazzo Chigi. Oggi che arriva l’allarmante decisione di ArcelorMittal di volersi ritirare dall’accordo per l’acquisto di Ilva dobbiamo rilevare che purtroppo è un fatto ampiamente previsto”.
Secondo Faraone, “ci sono 20mila posti di lavoro a rischio e noi abbiamo detto che il diritto alla salute e quello al lavoro devono e possono esistere insieme. Quanto alla Lega che si smarca e attacca gli ex alleati, ci risulta che il primo decreto Ilva fosse nel Conte 1 e che Salvini lo abbia votato, anche se ora alza le mani”.
Confindustria: “L’annunciato ritiro di ArcelorMittal dallo stabilimento ex Ilva avrà effetti negativi sulla città di Taranto e sull’economia dell’intero Paese con particolare impatto sull’occupazione”, ha avvertito Confindustria. L’associazione degli industriali “auspica che si possano creare le condizioni per riaprire il confronto con l’azienda che abbia come obiettivo il mantenimento della produzione siderurgica a Taranto. Si continuano a sottovalutare gli effetti dei provvedimenti sull’economia reale e non si considera il valore complessivo della sostenibilità che deve essere ambientale, economica e sociale”.
Bellanova: Il ministro Teresa Bellanova auspica che “ArcelorMittal receda dai propositi annunciati ai commissari straordinari e Conte e Patuanelli intervengano subito per impedire la perdita di 20mila posti di lavoro, lo smottamento della filiera italiana dell’acciaio, lo stop al Piano ambientale a Taranto, la compromissione irreversibile di un percorso teso a tutelare salute, lavoro, ambiente”.
Mentre Matteo Salvini invita Conte a riferire urgentemente sulla questione in Parlamento, l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda accusa l’attuale maggioranze e avverte: “Vorrei solo dire a chi ha votato contro lo scudo penale Ilva (Pd, M5s, Italia Viva): siete degli irresponsabili. Avete distrutto il lavoro di anni e mandato via dal Sud un investitore da 4,2 miliardi, per i vostri giochini politici da quattro soldi”,.