Tutti i 300 dipendenti del sito ex Irisbus di Flumeri in provincia di Avellino da ieri sono dipendenti della newco I.I.A. (Industria Italiana Autobus) grazie all’accordo sottoscritto al ministero dello Sviluppo Economico alla presenza del Vice Ministro Claudio De Vincenti, dell’Amministratore Delegato di I.I.A. Stefano Del Rosso, di Vincenzo Retus per Irisbus Italia, delle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali di categoria, oltre che dei rappresentanti della Regione Campania e del sindaco di Flumeri Angelo Lanza. Tra giovedì 18 e venerdì 19 dicembre ogni operaio dell’ex stabilimento di proprietà Fiat sarà convocato in fabbrica per la firma del contratto.
Si conclude così una vertenza durata 41 mesi: era il luglio del 2011 quando la notizia della chiusura scuoteva la Valle Ufita e apriva una stagione di lotta portata avanti con ostinata determinazione da una parte degli operai che non avevano voglia di rinunciare al lavoro, e al lavoro nella loro terra. La riapertura dello stabilimento nel 2015 significherà riaccendere i motori di un insediamento industriale sprofondato in una profonda crisi, anche e soprattutto a causa della vertenza Irisbus che si era trascinata dietro tutto l’indotto con grosse ricadute sull’economia locale.
«Quella di oggi (ieri per chi legge, ndr) – ha detto subito dopo la firma un De Vincenti la cui voce non ha nascosto l’emozione e la stanchezza per il duro lavoro di negoziazione portato avanti nell’ultimo anno – è una svolta importante nella costruzione del polo italiano di produzione di autobus, obiettivo strategico di politica industriale per il nostro Paese. Ora la speranza di un futuro migliore per trecento lavoratori, le loro famiglie e un intero territorio si fa concreta».
Incassata la firma di ieri, la Valle Ufita riprende a sperare consapevole di essere riuscita a spuntare una vittoria che sembrava difficilissima da ottenere, piegando le resistenze della Fiat e aggirando anche sindacati e politica spesso colpevoli di mancata incisività.
Ora però si apre una sfida probabilmente più grande: quella di fare del polo italiano di produzione autobus qualcosa di più di una manifestazione di intenti o un’espressione a effetto da pronunciare sui tavoli e nei salotti dei talk show. Il polo italiano autobus va riempito di contenuti che si chiamano commesse: garantiti i posti di lavoro, va adesso assicurata la produzione senza la quale non puo’ esserci lavoro. Che questo debba essere cruccio del Governo lo ha sottolineato anche Renzi nella sua recente visita in Irpinia. Bisognerà mettere veramente mano al parco mezzi del trasporto pubblico locale che cade a pezzi e soffre di vecchiaia e inquina e chiudere le porte alla concorrenza estera per evitare quanto già accaduto: vedere chiudere fabbriche in Italia e affidare gare e appalti ad aziende straniere o che hanno scelto di delocalizzare.