“L’importante è essere considerati una risorsa e non un problema, il luogo non conta”. Con queste parole, durante l’ultima puntata della stagione di Che tempo che fa, Fabio Fazio annuncia il suo addio ai telespettatori di Rai 1. Che tempo che fa nasce nel 2003. Dopo la prima edizione, nella quale sono evidenti i riferimenti alla meteorologia che richiamano il titolo della trasmissione, gli autori preferiscono utilizzare il format della trasmissione americana di David Letterman, il Late Show. Inizialmente la trasmissione andava in onda il sabato e la domenica, poi gli autori hanno preferito fare una unica trasmissione la domenica sera. Dal 2017 la trasmissione si trasferisce su Rai 1 per volontà dell’allora direttore Angelo Teodoli ma nel 2018 con la nomina del nuovo direttore, Teresa De Santis, i rapporti con la rete iniziano a incrinarsi. Le polemiche vengono giustificate con gli alti emolumenti del conduttore, ma in realtà Fazio non costa nulla alla Rai perché i costi della trasmissione, stipendio del conduttore compreso, vengono pagati dalle pubblicità che vengono trasmesse durante la trasmissione e dagli sponsor, e dal momento che gli ascolti della trasmissione sono sempre alti, la Rai è sempre in attivo e mai in perdita. In realtà a dare fastidio ai nuovi vertici Rai, quelli che si sono insediati con l’attuale governo, sono state le prese di posizione di Fazio a favore dell’accoglienza sui migranti, posizioni che vengono definite di sinistra ma che in realtà sono solo e semplicemente umane. Le esternazioni del ministro Salvini contro il conduttore, peraltro è stato l’unico politico a rifiutare di essere ospite nella trasmissione, hanno fatto sì che i vertici di Rai 1 si sentissero in dovere di prendere provvedimenti contro il presentatore genovese, al punto di chiudere anzitempo la trasmissione Che fuori tempo che fa che andava in onda il lunedì in seconda serata. Comunque il neo direttore di Rai 2, Carlo Freccero, ha invitato Fazio nella sua rete, e il 29 settembre dovrebbe essere trasmessa la prima puntata del nuovo ciclo.
Raimondo E. Casaceli