Due dirigenti di Facebook, David Fernandez e Andy Sinn, hanno intercettato per il colosso del web un nuovo modo per studiare a fondo gli utenti, in questo caso parliamo di ragazzini, adolescenti di 14, 15 anni. I due australiani hanno elaborato algoritmi del web, in grado di intercettare post, foto, paura, sfiducia, ansia, nervosismo come anche legami social. L’intercettazione non è propriamente nuova al social network, quello che può stupire è il fatto che il nuovo algoritmo può prevedere i tempi in cui i post si ripresenteranno nella settimana o si increspano con più ottimismo. Tutto ciò è di vitale importanza per il marketing aziendale, per agevolare la SEM, ovvero indirizzare in modo capillare la pubblicità da somministrare agli utenti del web. In questo modo, dalla rilevazione del tipo di post che l’ adolescente emana su Facebook, si è in grado di captare il suo umore e proporgli in dettaglio pubblicità su palestre, viaggi scontati, centri sociali. La debolezza dell’utente, la sua sensibilità è il solo cibo che le aziende divorano. Fernandez e Sinn hanno redatto un documento, chiamato “Confidential: Internal Only”, che non manca di critiche perché inevitabilmente è reo di setacciare il mondo dei minori, apponendo quindi dei tag pubblicitari. Tuttavia, il problema dei tag non è nuovo a critiche: nel 2016 ProPublica, una associazione no profit, ha sottolineato che gli inserzionisti potevano indirizzare le pubblicità agli utenti, facendolo per “affinità multiculturale”, dopo di che il colosso del web si è mosso a rimuovere i tag collegati a ricerche su alloggi, soldi, occupazione, così da evitale di escludere delle categorie quando si fa pubblicità su affitti di appartamenti o si promuove il lavoro. Quello che accade nel nostro paese, che inoltre secondo una recente ricerca rispetto agli Stati Uniti d’America è leader nell’uso dei social peccando negli acquisti on line dove gli USA mantengono il primato utilizzando meno i social network, riguarda la selezione dei destinatari ( con cui si ha l’amicizia su facebook) per quanto riguarda la pubblicità selezionata in base al sesso, all’età, ai dati demografici ma anche ai propri interessi, agli stati d’animo, e non ultima le “vicinanze multiculturali” o la modalità con cui si portano a termine dei viaggi. Ma diligenza con cui facebook guarda al nostro stato d’animo non è certo una novità perché nel 2014, Facebook ha reso noti i risultati di un esperimento che ha visto protagonisti 700mila utenti con post positivi e negativi, studiandone le reazioni al fine di incanalare nel miglior modo i suoi annunci sul web. Quello che c’è da aspettarsi è che Facebook metta sul tavolo degli accordi con le aziende, gli stati d’animo dei ragazzini, le loro reazioni, i loro post al fine di somministrare ancora più accuratamente gli annunci a seconda della propria vita, dei propri gusti che vengono spiattellati nella propria home page.