Fausto Pepe ce la fa. E ce la fa de plano, senza boccheggiare, senza perdere pezzi e senza rumori di sottofondo. La maggioranza serra le fila e vota compatta il Piano di rientro, ovvero il salva-conti del Comune di Benevento. Un documento finanziario complesso con il quale di aderisce al Piano rotativo e che sana 29 milioni e mezzo di debiti fuori bilancio.
C’è, dunque, da stare allegri, sindaco?
«Beh allegri proprio no. sono però soddisfatto del risultato di oggi. Non è stato semplice far quadrare i numeri. C’è stata una sinergia costruttiva tra dirigenti, uffici e i settori, e la maggioranza ha capito che questa era l’unica exit strategy per blindare i conti del Comune”. Il Piano copre una cifra-monstre di 29,5 milioni di euro. Ha dovuto tirare una coperta già corta per poter liquidare creditori di vecchia data».
E’ come se, al ristorante, avesse dovuto pagare il conto di tutti quelli che hanno mangiato lì fino a 30 anni prima. Non si sente un po’ Pantalone?
«Un po’ sì, solo che qui non c’è niente da ridere. Abbiamo messo la parola fine a una storia amministrativa lunga 30 anni. E’ stato un lavoro complesso, certosino, del quale chi ci ha preceduto non si è mai voluto assumere la responsabilità. Nella precedente consiliatura abbiamo già pagato 23 milioni di euro di debiti contratti da altri, oggi ne copriamo altri 29 milioni».
E con questa tranche si esauriscono o no?
«Sì, da questo momento in poi il Comune di Benevento potrà dire addio ai debiti fuori bilancio. Abbiamo messo fine all’emergenza strutturale del bilancio di Palazzo Mosti. Da oggi possiamo guardare avanti».
L’opposizione ha votato contro anche questo piano finanziario, eppure una parte di questi consiglieri di minoranza erano in maggioranza quando quei debiti furono contratti. Come lo spiega?
«Quest’opposizione porta con sé un vulnus insanabile: essere figlia di un’operazione politica ibrida, di un matrimonio malriuscito tra pezzi di centro-destra e di centro-sinistra. Le loro scelte sono dettate da una faziosità sterile, senza costrutto. Mi dispiace che molti di loro continuino a girare la testa dall’altra parte davanti a un’operazione verità che invece andrebbe fatta pubblicamente».
E quale sarebbe questa operazione-verità?
«I debiti fuori bilancio pagati dalla nostra amministrazione vanno quasi tutti ascritti a un passato lontano. Auspicherei un confronto pubblico su tre nodi che restano irrisolti. Primo: come mai è stato possibile, in questa città, costruire interi quartieri popolari senza espropriare terreni? Secondo: perché la politica per 30 lunghi anni ha fatto finta di niente girando sempre la testa dall’altra parte? Ultimo, ma non ultimo: come fa una parte di quella classe dirigente che ha contratto e non pagato quei debiti a restare ancora in campo e come fa Pasquale Viespoli a pensare di poter ritornare a chiedere fiducia ai cittadini di Benevento senza aver pagato il conto con la storia?
E’ questo che dovrebbero chiedere i beneventani a quei politici che continuano a nascondere la testa sotto la sabbia dopo aver per decenni nascosto la polvere sotto il tappeto. Io almeno, quando lascerò potrò dire di essermi assunto fino in fondo le mie responsabilità».
Ma questa manovra finanziaria sarà sufficiente a blindare i conti di Palazzo Mosti?
«Abbiamo portato a termine una solida azione di risanamento. E lo abbiamo fatto senza far versare lacrime e sangue ai cittadini, senza intaccare i servizi pubblici. Paghiamo i conti del passato tenendo le scuole aperte, gli autobus in circolazione, il verde pubblico perfino più curato. E questo perché non volevamo renderci facili le cose sulla pelle di cittadini già provati dalla recessione economica. Questa parte di Sud paga più di altre il prezzo di una crisi senza precedenti; sarebbe stato facile aumentare tariffe e tasse, ma abbiamo preferito lambiccarci il cervello per trovare soluzioni in grado di tenere tutto in piedi, conti e qualità della vita».
Ora il futuro può ripartire. E’ così?
«E’ così, da adesso ingraneremo la marcia. Partiremo con la riqualificazione dei quartieri e ci concentreremo su turismo e cultura. Questa è stata l’estate con più turisti a Benevento».
Questo sarà anche l’anno dei 1900 anni dell’Arco di Traiano. Si riuscirà a celebrarli togliendo il ‘cappello’ forzoso a uno dei monumenti più belli al mondo?
«Guardi, io ho fatto il possibile per far capire a ministero, soprintendenza, Regione che l’arco di Traiano andava riportato al suo antico splendore. Finora non ho avuto risposte, ma non mollerò la presa e tornerò all’attacco prima delle celebrazioni dei 1900 anni dell’arco, per le quali, peraltro, auspico un Tavolo inter-istituzionale al più presto. Però, mi faccia dire una cosa: la disattenzione dimostrata per l’arco di Traiano è proprio il paradigma di un’Italia che non funziona. Proprio in questo momento bisognerebbe investire sulla cultura come leva per risollevare le sorti economiche dei territori che dovrebbero vivere di pane e turismo».
Lei non ha mai fatto mistero delle sue aspirazioni alle Regionali della primavera del 2015. Resta di quest’idea anche adesso che la norma anti-sindaci, licenziata da Caldoro, ha un po’ raffreddato le velleità di molti primi cittadini?
«Sono interessato alle Regionali perché credo che il Pd abbia bisogno di portare in Regione una rappresentanza forte del territorio. Sono sindaco di Benevento da circa 9 anni, ho guidato con dignità e, credo, con qualche risultato, un’esperienza amministrativa in un contesto economico e sociale complesso, ho portato il Pd alla vittoria per due volte e al primo turno, mi aspetterei un riconoscimento del ruolo giocato in questo partito e nella città».
Sarebbe, dunque, pronto a dimettersi?
«Senza un ragionamento politico condiviso con il mio partito non mi dimetterò».
E a chi le chiede di farsi da parte che risponde?
«Che le ambizioni personali sono tutte legittime e che ciascuno deve essere pronto a fare un passo indietro se e quando serve. Un ragionamento che, però, deve valere per tutti non solo per il sindaco di Benevento».
La Regione in questi anni è stata matrigna con Benevento?
«Caldoro non è riuscito ad andare oltre gli annunci. Vanta risultati che sulla carta non esistono. Ha ridotto alla marginalità le aree interne che invece, in altre regioni, come in Puglia per esempio, sono diventate strategiche in una visione di sviluppo condiviso. Benevento – come del resto Avellino – è stata la Cenerentola della Campania e i cittadini alle Regionali sapranno da che parte stare».
Quindi, lei non è per le larghe intese alla Regione, come pure lo stesso Caldoro ha auspicato in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno?
«Sono pronto alla collaborazione istituzionale sui temi, ma non credo alle alleanze politiche di governo con il centrodestra. Il Pd ha la forza per esprimere un candidato presidente e una proposta politica alta, credibile e di sicuro appeal».