Si è inaugurata ieri, presso il celebre stadio Itaquerao di Sao Paolo, la manifestazione calcistica più famosa al mondo: i Mondiali.
La cerimonia d’apertura è durata venticinque minuti, nei i quali il Brasile si è raccontato attraverso la propria tradizione, le classiche danze carioca.
Al centro dello stadio un insieme di luci per richiamare il “brazuca”, pallone ufficiale della competizione, poi la scena è tutta per Pitbull e le scatenate Jennifer Lopez e Claudia Leitte, vestite con i colori della bandiera verde-oro.
Ribattezzato dalle emittenti televisive come il “Mondiale dei Mondiali”, l’evento terrà incollati milioni e milioni di telespettatori davanti alle tv di tutto il globo, ognuno con la propria bandiera a fare il tifo per la propria nazionale.
Sui nastri di partenza, il Brasile di Neymar sembra il grande favorito ad alzare l’ambito trofeo. Subito dopo, le europee Spagna campione di tutto e la Germania modello Bayern, cercheranno di rovinare la festa alla squadra di casa.
Occhi puntati anche su Messi e la sua Argentina. La “Pulce” è chiamata a trascinare i suoi fino in fondo al torneo.
Non mancheranno le altre stelle: Rooney, Cristiano Ronaldo, Pirlo, Benzema non partono, tuttavia, con i favori del pronostico.
Nel clima della festa, però, non mancano i problemi, le polemiche, le manifestazioni di dissenso.
Innanzitutto, i forti ritardi nei lavori, consegneranno, alle squadre impegnate nella competizione, campi in situazioni disastrose, come quello sul quale esordirà l’Italia sabato sera (mezzanotte).
Sotto i riflettori però, non possono non finire le proteste del popolo brasiliano.
“Abbiamo bisogno di una casa, non di una coppa”. È questo lo slogan che gira ormai da giorni, in maniera virale, sulle tv mondiali e soprattutto sui social network.
Il Paese denuncia la fame, la situazione di povertà in cui, tutt’oggi, ancora versa. Sono, infatti, milioni le famiglie costrette a vivere di stenti nelle famose “favelas”, senza ospedali, scuole e strutture degne di un Paese che si appresta a diventare la terza forza economica mondiale.
Nei giorni scorsi, anche il “Fenomeno” Ronaldo, ambasciatore della manifestazione, ha lanciato un appello di solidarietà verso i manifestanti.
Il Paese del calcio mette, quindi, da parte la più sua grande passione, quel sogno in cui tutti i bambini crescono: la maglia verde-oro.
Un pallone ci sarà di certo nel futuro di tanti di quei bambini che oggi, ingenui e innocenti, ammirano le gesta dei loro beniamini. Quello stesso futuro che i loro genitori rivendicano, per il quale combattono nelle strade appena fuori i “Templi” dedicati al loro unico Dio: il calcio? No, il Denaro.