La politica, la giustizia e il lavoro sono alcune domande a cui hanno risposto Anna Finocchiaro ed Antonio Bassolino, insieme a Napoli alla presentazione del libro “Il parlamento non è un pranzo di gala” (di Franca Chiaromonte e Antonia Tommasini, per Rubbettino editore).
Senatrice Finocchiaro, iniziamo da Renzi e dalla vittoria del PD. Di chi è il merito?
«È innanzitutto una vittoria di Renzi, non c’è dubbio. Io penso che questo straordinario successo sta riportando in auge il primato della politica. C’è bisogno di un partito che ritrovi la sua forza, l’unità ed il radicamento».
Negli ultimi tempi la politica aveva ceduto il passo.
« La politica era più fragile. C’era un decadimento rispetto a fenomeni come quello di Grillo. Per questo ci sarebbe bisogno che il parlamento riacquistasse il suo ruolo, quello dove può esserci anche un conflitto aspro tra le parti, ma sarebbe per affermare le idee, i principi e la visione delle istituzioni».
Invece della giustizia, con tutti questi scandali che coinvolgono sempre più la classe politica, che ne pensa?
«È un tema importante. In parlamento abbiamo la famosa questione dell’autorizzazione a procedere che, con la vocazione maggioritaria emersa da queste ultime elezioni, diventa ancor più delicata. In un futuro prossimo sarà appannaggio della maggioranza i cui parlamentari possono essere suscettibili dei fenomeni che le dicevo».
Chiudendo sulla sua maggioranza, quale percorso auspica per i prossimi mesi?
«Occorre consolidare un percorso di riforme che abbiamo iniziato e spero si possa concludere, prima della pausa estiva, con la riforma del senato e della legge elettorale»
Presidente Bassolino, stando ancora sul tema delle riforme, cosa dovrebbe fare questo governo?
«Le riforme istituzionali che più di tutte possono aiutare a risolvere il problema reale dell’astensionismo. Oggi le cariche come i sindaci e i parlamentari, non ultimi quelli europei, sono eletti da una minoranza di persone, basta vedere il dato di queste ultime persone con una media di elettori in Europa sul 50% ed in tanti paesi sotto il 40».
Quale riforma lei affronterebbe da subito?
«Non ho dubbi, sono presidenzialista e credo che occorra aver un presidenzialismo formale, ma forte di pesi e contrappesi su tutto quello che attiene al regime delle garanzie».
Chiudendo con uno sguardo alla nostra regione, ormai non si contano i morti per lavoro.
«Il lavoro è un vero dramma. Qualche giorno fa si è tolta la vita quella giovane mamma che lavorava per la Fiat. Io credo che un mondo democratico ha senso se non smarrisce le radici del lavoro».