Lo scorso febbraio Giuseppe Fioroni ha manifestato il suo dissenso all’ adesione del PD al PSE. Il suo è stato l’ unico ‘no’, contro i 121 voti a favore e 2 astenuti. Accese le polemiche con Massimo D’ Alema. L’ ex Ministro dell’ Istruzione ci spiega brevemente le ragioni del suo dissenso.
Lei è stato l’ unico che ha votato ‘no’ all’ adesione del PD al PSE. Come motiva questa scelta?
‹‹Il mio ‘no’ si fondava sul timore che il PD mettesse da parte o trattasse con troppa sbrigatività e superficialità grandi tematiche e problemi politici. Prendendo una decisione del genere si sarebbe corso il rischio di snaturare il nostro codice valoriale e i nostri obiettivi originari. Il fatto di essere un partito progressista non significa condividere nella totalità gli orizzonti dei progressisti europei. Ho voluto esprimere il mio dissenso perché non dobbiamo correre il rischio che in Europa venga annullato il nostro grande progetto innovativo››.
Quindi il PD deve stare attento a non tralasciare alcune tematiche seppur all’ interno della grande famiglia dei socialisti europei.
‹‹Certo. Temi come la sussidiarietà e la famiglia non vanno assolutamente tralasciati››.
Dunque lei vede una differenza di orizzonti tra il PD e il PSE?
‹‹A mio avviso si è proceduto in modo troppo semplicistico: noi siamo progressisti, il PSE è progressista, quindi uniamoci al PSE. Esistono certamente delle differenze per cui non si può parlare di una vera e propria integrazione con i socialisti europei››.
Facendo riferimento alle tematiche da lei precedentemente citate, bisogna dire che con Matteo Renzi la sinistra si è aperta maggiormente alla compagine cattolica. Cosa pensa a riguardo?
‹‹Credo che il Presidente Renzi dovrà dimostrare una grande capacità di sintesi tra i valori della sinistra e quelli della componente cattolica. Facendo questo, ognuno potrà dare il proprio contributo, aggiungendo valore al partito e alla democrazia››.