di Flora Frate*
L’improvvisa accelerazione della crisi da parte del leader della Lega precipita il paese in una morsa di incertezze e pericoli imminenti. Sul piano della tenuta sociale e della stabilità economica. Una crisi aperta in pieno agosto, immotivata sul piano istituzionale e celebrata con l’invocazione plebiscitaria, coram populo, di pieni poteri. Un’affermazione concettualmente antitetica a quella di Stato costituzionale, caratterizzato da un meccanismo complesso di pesi e contrappesi.
Davanti a tale scenario il partito di maggioranza relativa può e deve aprire una profonda e complessa riflessione. Sulle scelte operate e sui percorsi da intraprendere.
Il Contratto di Governo nasceva allo scopo di tenere insieme prospettive e culture di due forze politiche differenti. Ma fin da principio sono apparsi evidenti i limiti, e le pesanti contraddizioni, di una fusione a freddo scevra di una visione condivisa e condivisibile dell’Italia. Tuttavia il patto di alleanza è stato interpretato dogmaticamente e senza margine di critica, anche a discapito del Parlamento sminuito troppo spesso a mera funzione di ratifica. Le criticità rilevate sul Decreto Sicurezza bis ne sono un esempio.
La nascita di un Esecutivo in costanza di Legislatura – giusto per sgombrare il campo da equilibrismi lessicali – sarebbe non solo legittima ma auspicabile. A patto, però, che si abbia la volontà di mettere in campo una piattaforma radicalmente innovativa.
Il rischio che un arrocco difensivo dei partiti spiani la strada alla destra esiste, è concreto, e va disinnescato. Prima di tutto smettendola di inseguire i populisti sul terreno per loro prospero della propaganda ma che per il M5S si è rivelato una pesante Waterloo, sia sul piano politico che su quello comunicativo. E poi promuovendo una declinazione di temi, valori e identità che diano al M5S la prospettiva di nuove, e migliori, convergenze.
In questi anni il Movimento 5 Stelle ha riempito lo spazio lasciato vuoto dal centrosinistra, facendo proprie le istanze di equità e lotta alle disuguaglianze. Un esempio è il reddito di cittadinanza che fu approvato nel 2005 per la prima volta, nella sola Regione Campania, proprio da un’amministrazione di centrosinistra.
Credo pertanto che in questa fase storica il dialogo tra M5S e centrosinistra non solo sia percorribile – riscoprendo quel tessuto sociale e culturale comune – ma rappresenti l’unica opzione per un’alternativa politica solida e credibile.
Se ci sarà la volontà di tutte le forze in campo possiamo costruire insieme l’agenda tematica e programmatica del futuro. L’argine al salvinismo – la cui ascesa deve spingere ad un’autocritica sincera – passa per un Governo coraggioso, contenutisticamente discontinuo, di segno riformatore e progressista. La riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari è senz’altro un punto di partenza cui devono seguire i grandi temi del Sud, del lavoro, dell’ambiente, dei diritti costituzionali.
Occorre uno sforzo enorme, grande coraggio e la capacità di costruire una nuova narrazione politica. Perché dopo quattordici di mesi di conflitti e minacce unilaterali non possiamo perdere altro tempo. Lo dobbiamo ai lavoratori Whirlpool e a tutte le altre aziende in crisi, ai docenti precari che attendono provvedimenti di tutela, ai professionisti stretti tra la Cassa di appartenenza e Gestione Separata Inps, alle piccole e medie imprese che hanno bisogno di sostegno, alle famiglie che non arrivano a fine mese, ai giovani che se ne vanno, al ceto medio sempre più povero.
Solo se avremo ben chiari gli obiettivi potrà nascere un Governo che dia stabilità e fiducia ai cittadini, capace di risolvere anche i problemi piu complessi senza alimentare la “bestia” della paura e che dia al paese, magari, la prima donna al Quirinale.
*Parlamentare Movimento 5 Stelle