«In troppe occasioni le primarie si sono rivelate uno strumento di consultazione popolare estremamente manipolabile e non in grado di esprimere il miglior candidato tra quelli in gara» ha fatto sapere Berlusconi attraverso un comunicato diffuso dall’ufficio stampa di Forza Italia, e in un attimo ha ricondotto sulla retta via le pecorelle smarrite abbagliate dalla luce di Salvini. Perché a volere le primarie del centrodestra è proprio Salvini, indubbiamente il leader più carismatico, che ci piaccia o meno, tra le forze politiche di destra in questo momento, e qualcuno, tra gli azzurri, gli aveva pure dato retta, come Renato Brunetta e Giovanni Toti.
A ben guardare, però, il presidente della Regione Liguria non è che sia proprio rientrato nei ranghi: prima dell’intervento berlusconiano, infatti, aveva auspicato anche lui delle primarie di coalizione (non di partito), come aveva sottolineato anche attraverso il suo profilo Twitter. Adesso, ci ha tenuto a dire di essere pienamente d’accordo con l’ex premier, che queste primarie sono spesso e volentieri manipolabili ed inefficaci; eppure non ci ha pensato a rimangiarsi il suo pensiero, che le primarie potrebbero essere la soluzione se l’accordo tra i partiti, alla fine, non si dovesse trovare. E proprio Giovanni Toti è la dimostrazione, con la sua recente vittoria alle regionali di maggio, che il centrodestra è in grado di battere la sinistra quando unisce le sue forze (la candidatura di Toti era stata appoggiata da Lega Nord, Fratelli d’Italia e Area Popolare), e soprattutto che questa Forza Italia ha ancora qualche carta da giocare, nonostante i sondaggi degli ultimi mesi ci abbiano mostrato una Forza Italia alquanto in ribasso, stabile intorno al 10%. Certo Berlusconi ha dovuto affrontare anche scissioni piuttosto dolorose, dapprima quella di NCD (che i sondaggi stimano ancora più in basso di FI), e in tempi ancora più recenti quella di Fitto e dei fittiani, e di Verdini e verdiniani al seguito; fuoriuscite che decisamente non aiutano al partito, tanto più se consideriamo che, per dirla con tutta franchezza, Berlusconi non ha più né il seguito né lo charme che lo contraddistinguevano appena cinque o sei anni fa.
Non è un mistero che, dopo quell’insolito avvicinamento al PD di Renzi con quel patto del Nazareno che tanto stupore e polemiche sì portò dietro, ultimamente Berlusconi abbia mostrato una certa insofferenza verso ogni sorta di avvicinamento alla sinistra renziana, al punto che risulta probabile che possa dare qualche gatta da pelare a settembre, quando in Parlamento riprenderanno i lavori sulle riforme ancora da approvare. Ma a qualcuno dovrà pur appoggiarsi, questa destra azzurrina che da sola rischierebbe di arrancare un po’. Sono lontani i tempi in cui erano Bossi e Fini ad avere bisogno del sostegno di Forza Italia: oggi, quella stessa Lega supera FI di ben 6 punti, ed è guidata da qualcuno che appare in grado di trascinare le masse molto più di qualunque altro berlusconiano. L’anno prossimo si corre per le amministrative in quattro centri importanti, Milano, Bologna, Napoli e Torino, e l’ex cavaliere vuole portare a casa qualche risultato, è bene che stia a sentire Toti e Salvini. Anche a costo di cambiare la tradizione, e cominciare a pensare a queste primarie.