Francesco Pacelli, docente universitario, giurista, grande mediatore, fu lui il vero protagonista nascosto dei Patti Lateranensi. dal 1926, per volontà di Pio XI, fu incaricato di condurre i negoziati con lo Stato italiano, felicemente culminati nell’accordo siglato l’11 febbraio del 1929. Il lavoro, lo studio, la famiglia. Si trattava di un uomo dai valori nobili e dai pensieri complessi. Meticoloso, austero, con la passione per la pittura e per il mare, fratello maggiore di quell’Eugenio poi divenuto Papa con il nome di Pio XII. Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. «La Santa Sede deve molto a lui, non solo per la faticosa trattativa, ma anche per l’impegno successivo. Tutto il lavoro di costruzione dell’ordinamento interno della Città del Vaticano, può essere ancora riportato alla mano di Francesco Pacelli. Per questa attività Pacelli chiese e ottenne di avvalersi della collaborazione del giurista ebreo fiorentino Federico Cammeo, a cui era legato da profonda stima e amicizia. I due definirono lo schema delle prime leggi del nuovo Stato, che vennero emanate il 7 giugno 1929. È lo stesso giorno della ratifica dei Patti Lateranensi». Ancora oggi nel villino dove ha vissuto con la famiglia in occasione dei del 90esimo dei Patti, Giorgia Carolei Pacelli, moglie del nipote di Francesco, ha lasciato scoprire il suo mondo, le sue cose, le sue passioni che emergono dai tanti oggetti custoditi in casa: l’antica sedia della sua scrivania, le foto, il campanello del portone, dal suono impertinente, fino agli acquerelli dipinti a Santa Marinella nei brevi ritagli di tempo libero. L’avvocato, in questo appassionante viaggio si è speso notevolmente, tant’è che erano note le condizioni di salute di Francesco Pacelli, già malato di cuore, risentì parecchio di quegli anni intensi passati a studiare, pensare e definire i contorni della Città del Vaticano così come li conosciamo oggi. Tutti i suoi passi, i momenti della giornata, gli appuntamenti, gli incontri con le gerarchie vaticane e gli esponenti del governo Mussolini, sono stati annotati da Pacelli nel ‘Diario della Conciliazione’. Un documento intimo, pubblicato nel 1959, che offre una sorta di backstage dei Patti facendo emergere in parallelo l’anima dell’avvocato scaltro, ma timorato di Dio, nel quale il Papa riponeva piena fiducia. Per l’immane lavoro, basti pensare che Pio XI concesse un lasciapassare su un prezioso cartoncino con lo stemma pontificio che testimonia proprio questa fiducia. «L’avvocato Francesco Pacelli, può sempre domandare di avere udienza presso il Sommo Pontefice Pio XI». Sempre, di giorno, di notte se fosse stato necessario, perché si portasse a compimento il progetto dello Stato con i suoi confini, le sue strutture, i suoi organismi e tutta una serie di servizi di cui ancora oggi usufruiscono cittadini e dipendenti.
Raffaele Fattopace