Il problema delle frane resta grave. Lo conferma la Commissione europea nella risposta inviata all’interrogazione del parlamentare europeo del M5S Piernicola Pedicini su una questione segnalata da Patrizia Terzoni, vice Presidente della VIII Commissione Ambiente territorio e Lavori Pubblici alla Camera dei Deputati e da Giovanni Vianello anch’esso deputato M5S alla Camera. “La situazione – scrive Karmenu Vella, commissario europeo per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, “resta motivo di grande preoccupazione. La Commissione al momento non prevede di proporre una direttiva dell’Unione europea relativa alle frane. La strategia tematica per la protezione del suolo, adottata nel 2006, costituisce lo strumento politico globale dell’Ue per il settore e in quanto tale tratta degli smottamenti tra i vari problemi del suolo. Parallelamente era stata intavolata una proposta di direttiva quadro per la protezione del suolo, che però la Commissione ha deciso di ritirare nel 2014 dopo otto anni di discussioni infruttuose in sede di Consiglio”. “La Commissione – dice ancora Vella sta conducendo una riflessione con un gruppo di esperti nominati dagli Stati membri che avrà anche l’obiettivo di individuare le linee d’azione più appropriate per contrastare il degrado del suolo nell’Ue”. Nel 2017 la Commissione ha adottato una proposta per potenziare la prevenzione, la preparazione e la risposta alle catastrofi. Tale proposta è attualmente all’esame dei colegislatori. Nel novembre 2018 la Commissione ha anche pubblicato una relazione sull’attuazione della strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, che ricomprende le esperienze acquisite e riflessioni sui miglioramenti per le azioni future” conclude Vella. La Commissione conferma la situazione grave e la difficoltà nell’agire. L’Italia è il paese più a rischio d’Europa: nella nostra penisola, secondo il rapporto 2018 dell’Ispra, 7.275 comuni (91% del totale) sono a rischio per frane e alluvioni; alcune Regioni in particolare, tra le quali spiccano il Molise, la Basilicata e la Calabria hanno il 100% di comuni interessati da aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata. “Questi fenomeni incombono sui cittadini in termini di potenziale perdita di vite umane, tessuto sociale e produttivo dei territori colpiti e, nonostante siano una componente determinante tanto quanto le alluvioni nell’ambito del rischio idrogeologico, il diritto europeo contempla ad oggi solo la direttiva 2007/60/CE ma non c’è, a livello comunitario, uno strumento unico per valutare e gestire le frane in modo da ridurre le conseguenze negative. Ribadiamo con forza la richiesta di una banca dati europea per censire e analizzare con un criterio omogeneo le cause e le buone pratiche di mitigazione del rischio negli Stati membri” conclude Pedicini.