Il premier Yoshihide Suga, in un messaggio ha dichiarata, che l’acqua contaminata della disastrata centrale nucleare di Fukushima, impiegata per raffreddare i reattori verrà rilasciata nell’oceano Pacifico. Nonostante la netta opposizione dell’opinione pubblica, l’industria della pesca e i rappresentanti dell’agricoltura locale.
Suga, ha incontrato i membri dell’Esecutivo, incluso il ministro dell’Industria, Hiroshi Kajiyama, per formalizzare la decisione, che arriva a 10 anni dalla catastrofe del marzo del 2011, il peggior incidente nucleare dopo quello di Chernobyl (Ucraina, 1986). La decisione è arrivata dopo settimane di accese discussioni pervenute da ogni parte del mondo. La manutenzione giornaliera della centrale di Fukushima genera l’equivalente di 140 tonnellate di acqua contaminata, che, nonostante venga trattata negli impianti di bonifica continua a contenere il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Poco più di 1.000 serbatoi di acqua contaminata si sono accumulati nell’area adiacente all’impianto, l’equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido, e secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (TEPCO), le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l’estate del 2022. Proteste contro lo sversamento in mare sono state espresse da Cina e la Corea del Sud, con Seoul che ha convocato l’ambasciatore nipponico. Durante una visita a Tokyo, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, ha dichiarato che: «il rilascio dell’acqua contaminata nell’oceano Pacifico sarebbe in linea con gli standard internazionali dell’industria nucleare». Ciò nonostante, si spera di trovare oltremodo una soluzione alternativa.
A cura di Raffaele Fattopace