“Siamo di fronte a numeri crescenti che, alla lunga, potrebbero mettere a dura prova il nostro sistema di accoglienza”. La questione dell’emergenza sbarchi arriva anche a Berlino, al vertice preparatorio del G20. Il premier Paolo Gentiloni, dopo l’intervento dell’ambasciatore Maurizio Massari ieri, che ha posto la questione a nome dell’Italia al commissario Avramopoulos, ha ribadito la questione alla cancelliera tedesca Angela Merkel, al presidente francese Emmanuel Macron, alla premier britannica Theresa May, al primo ministro olandese Mark Rutte e al presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, chiedendo “l’aiuto concreto dei nostri alleati”.
“Abbiamo internazionalizzato la ‘search rescue’ ma l’accoglienza – ha detto il premier Paolo Gentiloni – rimane in un Paese solo, un contrasto che mette il nostro Paese sotto pressione. Noi abbiamo un atteggiamento umanitario e lo confermeremo, ma abbiamo messo sul tavolo alcuni temi su ong, Frontex, sugli accordi di ricollocazione. Il messaggio non è quello di un Paese che viola le regole né che vuole rinunciare ad un atteggiamento umanitario, ma è sotto pressione e chiede un contributo concreto agli alleati europei”, ha detto il presidente del Consiglio.
E la strategia è “ben definita – ha detto ancora Gentiloni – Muove dall’Africa, dai Paesi più esposti come origine dei flussi, si concentra in Libia, dà i primi frutti con il sostegno alla guardia costiera libica e i campi in Libia e deve essere sempre più efficace nel contrasto ai trafficanti che attraversano il mare”.