Sono passati solo due anni da quando nelle strade della città, tra i giovani si iniziava a canticchiare “Giro pe’ Secondigliano”. Solo due anni eppure quel ragazzino sbarbato che appariva quasi timido nelle prime clip, oggi è un idolo.
Oggi c’è Geolier. Oggi si ascolta Geolier e se non lo si ascolta, si canticchia comunque una sua melodia mentre si è a lavoro, in giro o in macchina.
Ma come può un ragazzo in soli due anni diventare così influente in una grande città come Napoli e in una nazione così piena di cultura come l’Italia? Fortuna? No. Non proprio.
C’è un fattore che fa la differenza. La fame.
Se hai fame di arrivare, allora si. L’ultima vocale diventerà magicamente una “a”. Fama, quella che si trova oggi a vivere Emanuele che continua a condurre la propria vita in maniera pacata, non ostentando quello che è diventato e trascorrendo la maggior parte del tempo forse con uno dei primi che ha creduto in lui: Cristian, il suo manager.
Geolier racconta Emanuele, attraverso parole che fanno riflettere e spazia nei vari generi aggredendo letteralmente beat come nella canzone Provino oppure facendo saltare la gente nei live con quella sicurezza ormai acquisita.
Forte di tanti feat. con artisti del calibro di Sfera Ebbasta, Emis Killa e Gue Pequeno, Emanuele insegna una cosa importante a tutti i giovani di Napoli e non con il suo sogno realizzato; è possibile venir fuori grazie alla fantasia, grazie alla voglia. E’ facile restare intrappolati nel buio ed è molto difficile dopo accendere anche una piccola lucina.
Emanuele ha fatto diventare quella sua piccola lucina, un faro accecante.
Dal niente, a qualcosa.
Qualcosa di grande, molto grande.