“Siamo partiti da sette edifici monumentali di Napoli che erano in stato di degrado e abbandono, li abbiamo trasformati in opere d’arte per un periodo di tempo consistente e poi li abbiamo riconsegnati alle istituzioni per poter essere usati come sedi istituzionali e sedi della cultura ma messi in stato di sicurezza”. Così definisce la sua arte Gian Maria Tosatti con “Le sette stagioni dello spirito” esperienza fatta in sette edifici: l’ex Anagrafe Comunale di Napoli, la Chiesa SS Cosma e Damiano, gli ex Magazzini Generali, il Porto di Napoli, e un edificio in via delle Zite nel quartiere di Forcella.
Tosatti ha raccontato la sua arte nello spazio Iqos Artime nell’abito del progetto IQOS ARTIME, il ciclo di talk dedicati all’arte contemporanea, ideato e condotto da Guido Talarico “L’arte e l’amore per Napoli procedono in maniera congiunta. Napoli ha un tasso di culturadifficile da rintracciare altrove nel mondo”.
Il tema centrale è la peste come analogia dell’inconsapevolezza, un male dello spirito che ha falciato una generazione intera, come in passato altre pestilenze metaforiche (il nazismo secondo Albert Camus) o fisiche, come quelle raccontate da Tacito, Boccaccio o Manzoni. E poi ancora altre istallazioni dove lo spazio prediletto per questo lavoro è la prima anagrafe italiana, che è stata abbandonata. La pancia di questo edificio è ricolma di tutti i documenti dei cittadini nati a Napoli dal 1809 ad oggi. L’installazione inquadra un’epica del decadimento perchè il crollo dell’edificio è il crollo dello Stato stesso, il degrado delle mura, del soffitto di questa costruzione è il degrado del corpo di cui ogni cittadino è una cellula vivente che in maniera molto lenta muore. Ciò che decade rinasce dalle ceneri del suo baratro, un pò come succede nella vita.