Il grande sconfitto della tornata elettorale delle Comunali 2016, e’ senza dubbio Gianni Lettieri. Tra i soggetti politici protagonisti del grande palcoscenico delle comunali, e’ il maggior indiziato, per un ridimensionamento politico, che va ben al di la’ dei numeri, la potremmo chiamare “low reputation“. Nella conferenza stampa, trasuda nello “scugnizzo” imprenditore, come ama lui definirsi, disagio nel giustificare una sconfitta annunciata e di rilevanti proporzioni. Se dovessimo scomodare un tale Goofman, circa la rappresentazione del “teatro quotidiano“, riguardo la ribalta,(il luogo dove avviene la messa in scena) e il retroscena (dove si parla della messa in scena), Lettieri come tanti altri, dopo aver utilizzato la prima per tutto il periodo elettorale, finalmente svela il suo vero lato piu’ umano, comunica ai presenti, in modo coinvolgente, quasi emozionato, quali erano i suoi progetti per la sua Napoli, mostra orgoglio, ma anche tanto rammarico, per quel vorrei ma non posso. Parlando di De Magistris, sentenzia finalmente a cuore aperto: “Cosa volete che gli dica. Ha i paraocchi, va avanti per la sua strada senza un progetto per la città. Io avevo un modello che ritengo tuttora valido”. Lettieri cerca di dare anche una visione ben precisa, della sua sconfitta, motivandola con l’astensionismo politico, e tira bordate al Pd, che gli aveva confermato, il suo appoggio :”Mi rammarica che sette napoletani su dieci non abbiano votato, sono numeri preoccupanti per la democrazia, su cui dovrà riflettere anche il governo“. Al di la’ delle affermazioni di facciata, le cause delle sconfitte vengono dal passato, e precisamente dal famoso 2011, quando appunto durante la tornata elettorale, Lettieri sembrava il vero favorito per Palazzo San Giacomo. Al primo turno delle amministrative 2011, Lettieri navigava a vele spiegate con un ottimo 38,5% di preferenze(179.575 voti), mentre De Magistris appena il 27,5%, (pari a 128.303 voti). Al ballottaggio, cambio’ completamente il volto del voto elettorale: come in questa tornata attuale delle Comunali 2016, fu’ decisivo l’astensionismo; la spiegazione e’ da imputarsi a monte; al primo turno Lettieri conquisto’ 8 Municipalita’ in zone assai problematiche come Pianura, Scampia, Secondigliano, rispetto a De Magistris con sole 2 Municipalita’, tra cui la sua “Vomero”, con un affluenza di circa il 60%. Nel ballottaggio, l’elettorato attivo scese di circa il 10%, a discapito principalmente di Lettieri, poiche’ coloro che avevano votato al primo turno, (principalmente nelle municipalita’ vincenti di Lettieri)erano “elettori clientelari“, interessati a votare, non alla figura del Sindaco(poco caristmatica), ma candidati consiglieri legati alla lista e al partito. Gli elettori di De Magistris, all’epoca alleato di un ruspante Di Pietro con la sua Idv, confermarono il voto, oltre stringenti e scientifiche collaborazioni con i centristi. Tutto cio’ determino’ il trionfo dello scaltro ex magistrato. Facendo i debiti raffronti, la storia si ripete anche nelle comunali del 2016, ma solo nelle dinamiche di voto, poiche’ De Magistris, come ben sappiamo, era gia’ largamente favorito per la vittoria finale, mentre Lettieri inseguiva, in una sorta di Coppi e Bartoli, all’italiana. La presenza alle urne e’ di circa il 54%, 6,5% in meno rispetto a 5 anni fa’, (che pero’ si votava anche di Lunedi fino alle ore 15). De Magistris primeggia con circa il 42% delle preferenze, Lettieri il 24% dei consensi. Anche qui’, al ballottaggio, il vero stratega e’ l’uomo “arancione”; si contorna di liste civiche, ben radicate sul territorio, propone anche dopo numerosi rifiuti, alleanze con il M5s, ormai fuori dai giochi, per indurre il vero elettorato attivo, cioe’ l’elettore penstastellato a convogliare i propri voti a Lista Dema, risultanti decisivi per la vittoria finale.Per Lettieri, imprenditore, poco “scugnizzo per la politica”, la storia si ripete: perde nuovamente come nel 2011, i voti “clientelari delle periferie”, si fida dell’appoggio dichiarato di gran parte dell’ala democratica e di Forza Italia, e rispetto a 5 anni prima, non puo’ contare sul Polo ben organizzato delle Liberta’, ma da un partito di destra, ormai allo sbando, di idee e di organigramma. Rispetto al 2011, al ballottaggio risultano elettori attivi circa il 35%, circa il 15% in meno degli aventi diritto al voto di 5 anni fa’, 505 mila napoletani in pratica non sono andati a votare, 3 su 4 non hanno partecipato alla vita politica napoletana, un dato sicuramente su cui riflettere. Per carita’, De Magistris ha avuto il merito di inglobare e veicolare, varie identita’ sulla sua “arca”civica, come gli attivisti dei neoborbonici e dei vari centri sociali; ma volendo meglio analizzare il trionfo, si deduce che il voto dei veri elettori e’ di protesta; Lettieri e la Valente di turno, non hanno saputo attuare principalmente delle vere proposte e al contempo, dando la sensazione di non saper navigare in mari agitati come la realta’ di Napoli richiede; pagano inoltre il loro peccato capitale, cioe’ di essere collegati a partiti che hanno governato Napoli, per piu’ di vent’anni, non mantenendo promesse, lasciando solo cattivi ricordi. Come ricorda il grande poeta francese Robert Sabatier, “C’è un’azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel togliergli la voglia di votare“..