Il 27 gennaio in tutto il mondo si celebra la giornata della memoria, una data simbolica per ricordare le vittime del nazismo. Milioni di persone furono sterminate per via della loro razza, nazionalità o ideologia politica dal regime hitleriano. Un orrore che non ha annientato solo il popolo ebreo, che piange circa 6 milioni di morti, ma anche gli emarginati e chi non si allineava con i principi del nazionalsocialismo.
L’antisemitismo in Europa si trasformò in un programma politico preciso quando Hitler salì al potere nel 1933. La persecuzione degli ebrei divenne sistematica e spietata in diversi Paesi, tra questi l’Italia fascista. Sono serviti anni per consentire alla storiografia di ricostruire numericamente l’Olocausto. Una vergogna per l’umanità che adesso ha il dovere di ricordare e riflettere.
Le minoranze dimenticate
Pochi sanno che tra le vittime dei nazisti ci furono migliaia di testimoni di Geova. Il regime nazista li bollò come “nemici dello Stato”. Allora conosciuti come “studenti biblici” rifiutarono apertamente “di accettare anche gli aspetti più marginali del nazismo contrari alla loro fede e al loro credo” – afferma la storica Christine King.
I Testimoni furono tra i primi ad essere mandati nei campi di concentramento, dove portavano un simbolo sull’uniforme: il triangolo viola. Dei circa 35.000 Testimoni presenti nell’Europa occupata dai nazisti, più di un terzo subì una persecuzione diretta. La maggior parte fu arrestata e imprigionata. Centinaia dei loro figli furono affidati a famiglie naziste o mandati nei riformatori.
Circa 4.200 Testimoni finirono nei campi di concentramento nazisti. Uno dei massimi esperti dell’Olocausto, lo storico Detlef Garbe, ha scritto: “L’intenzione dichiarata delle autorità naziste era di eliminare completamente gli Studenti Biblici dalla storia tedesca”. Si stima che morirono 1.600 Testimoni, di cui 370 per esecuzione.
Tra i perseguitati dal Terzo Reich anche gli appartenenti a etnie nomadi, contrassegnati da un triangolo marrone. Nel 1938 fu emanata la legge per la “lotta alla piaga zingara”. E nel maggio del 1941 arrivò invece l’ordine di eliminazione di “tutti gli indesiderabili dal punto di vista razziale e politico”. In questi erano compresi “comunisti, asiatici inferiori, ebrei e zingari”. L’anno successivo fu ordinato l’internamento di tutti gli zingari e meticci nel campo di Auschwitz-Birkenau. Per mano nazista morirono tra le 196.000 e le 300.000 persone.
Ogni minoranza era contrassegnata con un simbolo. Il triangolo nero toccava agli “asociali” (tra cui i trans), il triangolo blu per gli emigrati antinazisti, uno rosso per i dissidenti politici e infine il rosa per gli omosessuali, che si stima sopravvissero in meno della metà ai campi di concentramento.
Il gesto simbolico dell’Europa
Quest’anno, per la giornata della memoria e la prima volta, la Commissione ha deciso di illuminare il suo quartier generale, l’edificio Berlaymont, con #WeRemember, aderendo a una campagna globale co-organizzata dal World Jewish Congress e dall’Unesco in memoria delle vittime della Shoah. Un modo “per ricordare i milioni di donne, uomini e bambini ebrei, nonché tutte le altre vittime uccise dal regime nazista”.
“L’Olocausto è stato un disastro europeo. L’antisemitismo ha portato a questo disastro. L’antisemitismo disumanizza il popolo ebraico. Nella Germania nazista, questa disumanizzazione ha aperto le porte alla Shoah. Non dobbiamo mai dimenticare”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
A Roma
In Italia, in occasione della giornata della memoria, il presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, e il presidente della Camera, Roberto Fico, hanno deposto una corona di fiori in Largo 16 ottobre 1943, luogo simbolo della deportazione degli ebrei romani. A riceverli Ruth Dureghello, Noemi Di Segni e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
(Fonte TgCom24)