La stampa locale racconta che, probabilmente, alla giunta De Magistris sia balenata l’idea di mettere in vendita Palazzo Fuga , al fine di rimpinguare le casse del comune che, com’è noto, non versano in stato di buona salute.
Il palazzo è un monumento settecentesco trai più grandi d’Europa, che versa in completo stato di abbandono. In verità, soltanto la facciata è stata restaurata, restando l’intero plesso decadente e perlopiù inutilizzato. Se sia giusto o meno vendere gli immobili pubblici ad acquirenti privati è una quaestio che appartiene, sostanzialmente, ad un’altra epoca.
Ad avviso di chi scrive, vi è, in primis, una netta differenza tra la vendita di edifici pubblici e la vendita di edifici pubblici di carattere storico-artistico-culturale. Nel primo caso, generalmente, non si riscontrano particolari criticità; è, tuttavia, nel secondo caso che non possiamo sostenere simili iniziative. Non è, difatti, sostenibile la tesi secondo la quale in tal modo si avrebbe una riqualificazione dei monumenti che versano in stato di abbandono da parte delle istituzioni.
Sia chiaro, il principio secondo cui i patrimoni storici appartengono alla comunità non è assolutamente derogabile. E’ impensabile trasformare un bene comune in bene privato al solo fine della sua riqualificazione. E’ una pratica a cui si deve ricorrere soltanto come extrema ratio e non al di sotto di tale soglia. Qual è la soglia? Probabilmente solo l’orlo del fallimento. Che si inizi la privatizzazione degli altri immobili a disposizione del comune, ivi compresi quelli occupati abusivamente e poi “legalizzati” da una delibera della giunta comunale.
E lo ripeto, se il comune non è in grado di valorizzare il patrimonio della comunità, è una responsabilità soltanto sua e non dei cittadini, che dovrebbero privarsi di un bene della collettività.
SAMUELE DI GIORGIO x Qualcosa di Napoli