“Rispetto a come mi sentivo a Roma, potrei dire di non essere mai più stato veramente felice”. Così Johann Wolfgang von Goethe ad ottant’anni ricordava con struggente nostalgia il soggiorno italiano del 1786-1788, a cui dedicò un libro bellissimo, “Il viaggio in Italia”, pubblicato proprio 200 anni fa. E proprio per celebrare il bicentenario della pubblicazione l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, prima sede fisica della Goethe-Gesellschaft Italia, ha organizzato in collaborazione con il Goethe-Institut e la Goethe-Gesellschaft Italia, un convegno internazionale dedicato al tema “Goethe e l’Italia”, che si svolgerà giovedì 10 marzo nella Biblioteca Pagliara dell’Ateneo napoletano. Il convegno sarà aperto dall’intervento del Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro, che presenterà per la prima volta una preziosa testimonianza: una lettera autografa di Goethe ritrovata nell’Archivio storico del Suor Orsola. Nella sessione del mattino interverranno la Preside della Facoltà di Lettere dell’Università Suor Orsola Benincasa, Emma Giammattei, la direttrice del Goethe Institut di Napoli, Maria Carmen Morese, il presidente dell’Istituto Italiano di Studi Germanici, Roberta Ascarelli, il presidente onorario della Goethe Gesellschaft Italia, Marino Freschi e Paola Villani, docente di Letteratura Italiana all’Università Suor Orsola Benincasa. Alle 15 la sessione pomeridiana con gli interventi di Rossana Cioffi, Pro Rettore della Seconda Università degli Studi di Napoli, Albert Meier, docente Letteratura tedesca all’Università di Kiel, Ernst Osterkamp, docente di Letteratura tedesca all’Università di Berlino e di Paola Paumgardhen, docente di Letteratura tedesca all’Università Suor Orsola Benincasa e coordinatore scientifico del convegno.
La lettera autografa di Goethe ritrovata negli archivi dell’Università Suor Orsola Benincasa era destinata all’’archeologo prussiano Wilhelm Dorow. Datata Karlsbad 29 agosto 1818, era giunta a Napoli nel 1853 come dono alle principessine Capece Minutolo da parte di un amico rimasto anonimo. Nella lettera il poeta tedesco scrivendo in merito all’attività di scavo intrapresa da Dorow declina l’invito a collaborare: “se i miei viaggi mi avessero condotto aWiesbaden, il luogo e la presenza dei tesori ritrovati, e anche la competenza e uno sguardo di Sua Signoria, probabilmente mi avrebbero fatto accettare la Sua richiesta, invece, da lontano, sorgono problemi alla composizione di un’introduzione appropriata che io non mi sento di affrontare. Ora sono molto distante da studi di tal genere”. “Il contributo archeologico proposto a Goethe – spiega Marino Freschi – riguardava un tema che 30 anni prima l’avrebbe molto affascinato, come dimostrano le sue visite archeologiche a Roma, a Napoli, a Paestum e in Sicilia, ma proprio la lettera «napoletana» conferma la definitiva chiusura con quell’ epoca straordinaria in cui proprio l’archeologia e l’arte classica l’avevano così attratto da indurlo alla «fuga» in Italia nel 1786”.
La Goethe-Gesellschaft Italia è l’espressione italiana della Goethe-Gesellschaft di Weimar, che conta più di tremila amici di Goethe e numerosissime sedi in tutto il mondo, presenti oltre che in Germania, anche in Francia, Inghilterra, Austria, Svizzera, Polonia, Romania, Ucraina, Spagna, Ungheria, Brasile, Georgia, India, Cina, Giappone, nei paesi nordici e baltici e negli Stati Uniti. Costituita nel 1999 presso l’Università degli Studi di Roma Tre, la Goethe-Gesellschaft Italia, che annovera nel suo comitato alcuni tra i più autorevoli studiosi goethiani, è animata dall’intento di rafforzare i nessi fra la Goetheforschung italiana e quella internazionale, di promuovere la diffusione internazionale degli studi e di favorire la circolazione di saggi critici e di traduzioni delle opere goethiane. Ha promosso importanti convegni internazionali e dal 2010 ha inaugurato una collana di testi critici, pubblicando sinora quattro volumi, editi nella collana “Wunderkammer” dell’editore Bonanno.