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Governo, parte al Senato l’iter del decreto sicurezza bis. Attesa per i numeri della maggioranza

Inizia a mezzogiorno la settimana di passione della maggioranza al Senato. L’ordine del giorno recita infatti che sono in discussione le questioni pregiudiziali sul decreto sicurezza bis. Il primo passo verso l’approvazione del testo tanto caro a Matteo Salvini. Approvazione che dovrebbe arrivare, con un voto di fiducia chiesto dal governo, già oggi. O al massimo domani mattina. L’iter in aula sembra ben definito, mentre restano le ombre politiche sui voti che la maggioranza giallo-verde sarà in grado di portare a casa.  La maggioranza richiesta per l’approvazione della fiducia è quella semplice, cioè la meta più di uno dei senatori che decideranno di votare. Sulla carta i giallo-verdi dovrebbero contare 165 voti, ma ci sono ben 7 grillini che “riflettono” su cosa fare su un decreto che non riescono a digerire, Nonostante la macchina comunicativa del Movimento rivendichi a gran voce che una delle norme più contestate del decreto, il sequestro e la confisca delle navi che salvano i migranti nel Mediterraneo, sia stata ispirata e voluta proprio dai vertici grillini. Di fronte a questa incertezza diventano così determinanti le possibili assenze dei senatori di Fratelli d’Italia e di Forza Italia. E dei 5s che sono attribuiti al neonato partito di Giovanni Toti “Cambiamo”. Questi gruppi non avrebbero nessuna difficoltà a votare sì ad un provvedimento che condividono. E che al massimo considerano troppo blando. I senatori della Meloni vorrebbero il blocco navale, quelli forzisti chiedono di inserire uno stanziamento per le forze dell’ordine di due miliardi di euro. La loro assenza favorirebbe l’approvazione della fiducia anche di fronte al no della pattuglia grillina. l no, vista la predisposizione delle altre forze di opposizione, non ha molte chance, potendo contare sul voto di Pd e Leu, Più quello degli autonomisti della Svp che dice no nonostante governi a Bolzano insieme ai leghisti. Resta però il dato politico di una maggioranza sotto la quota simbolo del 161 voti, maggioranza assoluta al Senato. Anche per questo Matteo Salvini incalza i grillini sul voto di oggi, o di domani, facendo balenare la minaccia di una crisi di governo. Oggi il ministro dell’Interno, che è anche senatore, sarà a Palazzo Madama proprio per vedere e pesare i voti della maggioranza.

Soprattutto in vista del successivo passaggio parlamentare: il voto sulle mozioni sulla Tav. Sul piano pratico, come ammettono gli stessi grillini, il senatore Airola, un voto favorevole alla loro richiesta di bloccare l’opera, non avrebbe molti effetti. Lo stop dovrebbe passare per un nuovo voto, sfavorevole, al Trattato italo-francese che prevede la costruzione dell’opera. Sul piano politico, il risultato del voto, avrà invece un grande effetto. Perché i grillini potrebbero ritrovarsi soli a sostenere la loro mozione di fronte ad un voto incrociato Pd-Lega su quelle a favore del sì alla Tav che spaccherebbe la maggioranza.  Ipotesi che i grillini vedono come il fumo negli occhi, ma che Salvini e i suoi studiano. Intanto il vicepremier leghista ammonisce gli alleati durante un comizio in provincia di Lecco: “Chi dice no alla Tav mette a rischio il governo”.

In coda al calendario del Senato c’è poi il voto sulla legge delega in materia di ordinamento sportivo. E qui lo scontro fra maggioranza e opposizione è durissimo. Il 31 luglio le opposizioni, tutte, hanno contestato la decisione di inserire questo punto all’ordine del giorno, spiegando che non si capisce perché tanta fretta di fronte ad una legge delega che se slitta a settembre non riceve un gran danno.

La discussione si è accesa e alla fine, quando si era passati all’assegnazione di un seggio siciliano grillino all’Umbria, i senatori del Pd sventolando la Costituzione hanno occupato i banchi del governo. Costringendo la prudente presidente Casellati a sospendere la seduta. Non prima di avere però ricordato “di avere più volte sottolineato la necessità che il governo ordini i lavori in modo da dare la possibilità a tutti i senatori di approfondire tutti i provvedimenti con un dibattito congruo e in tempi congruo”. Una piccola tirata di orecchie a Palazzo Chigi.

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