‘Discorso duro? Non l’ho sentito proprio’, ha detto poi Conte che, al funerale del cardinale Silvestrini, ha avuto un breve incontro con il Papa. Ieri sera, pontieri al lavoro con il premier incaricato che a Palazzo Chigi, ha visto Franceschini e Orlando, D’Uva e Patuanelli. ‘C’è un percorso per un programma condiviso’, ha assicurato in una nota.
L’incontro della mattina del premier con il Pd, in termini diplomatici, si definirebbe interlocutorio. Mentre la nota di Palazzo Chigi, dopo il vertice tra le delegazioni, serve a blindare un percorso indebolito dallo scontro tra Di Maio e il Pd. Il capo politico, infatti, sceglie di alzare la posta. E c’è una frase che Di Maio sottolinea subito: Conte è un premier “super partes”. E’ questo il concetto che, nella strategia del M5S, fa da viatico al mantenimento di due vicepremier. “Mica Conte è iscritto al Movimento?”, è, non a caso, l’osservazione che ribadiscono, in queste ore, i pentastellati. Ma i Dem restano sulla sponda opposta: Conte, per il Nazareno, è espressione del Movimento. Il premier da parte sua sembra volersi conquistare spazi di autonomia decisionale. Spetterà comunque proprio a Conte trovare una soluzione. Con una possibilità che si fa via via più concreta: che alla fine non ci siano vice e che il premier scelga un suo uomo di fiducia – non del Pd – come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Soluzione, quest’ultima, che secondo alcune fonti parlamentari potrebbe non essere osteggiata dal Quirinale, rispetto alla riproposizione dello schema giallo-verde dei due vicepremier.