di Graziella Pagano
Ho aspettato 24ore prima di scriverti caro Antonio Bassolino. Se l’avessi fatto subito, ti avrei trasmesso solo la mia delusione. Delusione si per una storia tradita: la nostra, la tua.
Siamo stati allevati tu ed io in un partito dove vigeva la regola del centralismo democratico. Le discussioni anche accese,(e tu ne sei stato spesso protagonista)venivano concluse con una decisione già presa dai dirigenti nazionali. In quel partito sei stato spesso minoranza e spesso vissuto come ingombrante per la tua statura di dirigente, hai accettato ruoli che non volevi, e subito ingiustizie, non hai avuto solidarietà in momenti difficili e potrei continuare, ma mai hai messo in discussione la tua appartenenza al partito.
Dirai era una altra cosa, una altra epoca, no Antonio, oggi più di ieri hai la responsabilità di esserci in questo partito che hai lottato per far nascere contro D’Alema che, come per l’Ulivo lo ha sempre considerato un male necessario. Ci hanno insegnato che ci si batte per le nostre idee dentro la scelta che abbiamo fatto.
Un partito non si abbandona come un abito troppo stretto e soprattutto non si abbandona perché non si è ascoltati o non si ha lo stesso ruolo di prima.
Si fa così un torto ai tanti militanti invisibili che lavorano sui territori e che certo spesso non sono d’accordo con la gestione del partito.
Mi chiedo quale prospettiva hai?Dici quella di costruire un nuovo centrosinistra. Andiamo Antonio il centro sinistra ,lo sai bene,non si costruisce senza il PD e che scelta è costruirlo al di fuori di questo?L’attentato alle istituzioni nell’affare Visco? Perchè non hai detto una parola quando il partito chiese la convocazione urgente del Senato nel 2005 per discutere dell’operato della banca d’Italia e dei suoi vertici sotto la spinta di Romano Prodi?
La fiducia alla legge elettorale? Antonio sei un grande dirigente politico , non devo spiegare a te le scelte obbligate che spesso la politica deve fare. Quanto hai sofferto quando il governo D’Alema votò l’intervento in Kossovo , governo nel quale entrasti poi a far parte ?
Tralascio le tue considerazioni su MDP , ovviamente rispetto quelli che hanno deciso di farne parte anche se non ho condiviso la scissione, ma mi chiedo quali sono i punti di convergenza? Hai la stessa idea di sinistra? A Napoli abbandoni la tua giusta linea intransigente nei confronti di De Magistris come fanno i compagni di MDP in maggioranza al Comune?
La politica è comunità, generosità crescita di nuova classe dirigente soprattutto di chi come noi ha svolto un ruolo che incide sulle decisioni e azioni di tanti e tante.
Amico mio non voglio credere che per te la politica è ‘après moi le deluge ‘o peggio ancora questa scelta sia dettata da risentimenti personali. Divorare i propri figli è pratica di una vecchia e stantia politica che non può appartenere a chi ha speso una vita al servizio di una comunità e da essa ha ottenuto tanto.
Antonio avevi ancora tanto da dare al partito che hai fondato insieme a noi, certo sicuramente continuerai a far sentire la tua voce , ma credimi , non sarà la stessa cosa .
GRAZIELLA PAGANO