“Il vero ricco non è chi ha le tasche piene di denaro, ma chi ha il cuor umile e nobile” diceva all’ombra del Vesuvio il principe Antonio de Curtis, che preferiva però essere il principe della risata e farsi chiamare Totò. Tuttavia questa affermazione non sarebbe compresa del tutto da uno dei suoi conterranei, un imprenditore di San Giorgio a Cremano ormai noto come “emiro vesuviano”: nella mattinata del 21 ottobre i finanzieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari rispetto l’uomo, Giuseppe Paparo, che ha evaso l’Iva sui carburanti attraverso false fatturazioni e società cartiere che lo hanno fatto emergere. Tale ordinanza è stata emanata dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Nola. Le manovre dell’uomo hanno prodotto una ricchezza tanto vasta quanto illecita e le Fiamme Gialle sono entrate nel merito confiscando beni, anche di lusso, che ammontano a circa 10 milioni di euro: in modo particolare hanno attirato l’attenzione delle Forze dell’ordine importanti veicoli come Ferrari, Mercedes e Porsche tra i vari. Inoltre nei box riconducibili a Paparo si sono potuti trovare motocicli d’epoca tra Lambretta e Vespa. Nonostante l’evidenza negli ultimi anni l’uomo avrebbe dichiarato costi inesistenti per 44 milioni di euro, mentre i suoi affari hanno toccato l’apice con la cifra di 139 milioni di euro. In particolare alcune società cartiere acquistavano del carburante da multinazionali non pagando l’Iva in caso di commercializzazione all’estero. Però il prodotto veniva rivenduto alla Pa.Gi. Carburanti srl, di proprietà di Paparo, addirittura ad un prezzo più basso del platts, vale a dire della quotazione della benzina sul mercato mondiale. Poi il carburante veniva venduto a società riconducibili all’imprenditore, il quale in questo modo concentrava l’offerta del marcato nelle sue mani. Si può parlare in tal senso di vero e proprio monopolio. E non solo, perché le Fiamme Gialle hanno messo le mani anche su diversi orologi Rolex. Insomma l’imprenditore suddetto aveva a sua disposizione una grande quantità di denaro, ma rifacendoci ancora a ciò che diceva l’uomo più rappresentativo di Napoli, di certo non ha riso per la fine che il suo castello ha fatto e forse ha compreso che soltanto attraverso l’umiltà, lavorando duramente senza mai distaccarsi dai valori originari, si può toccare con mano la vera nobiltà, come la stima di un amico e il calore della famiglia quando si è di ritorno a casa e non di ritorno in un box.