Molti scriveranno e diranno di Gonzalo Higuain che ha “perso la testa” e via banalizzando. A me la dolorosa scena di domenica ha riportato alla mente altre cose. Eravamo ragazzi e ci entusiasmammo al teatro verità di Diego Fabbri che mandava in scena un ” processo a Gesu'” spogliato da orpelli esteriori e con pochi essenziali personaggi in giacca e camicia che privilegiavano di quella vicenda i contenuti più essenziali e profondi. E poi, erano già gli anni sessanta, la decostruzione scenica messa in atto dal Living di Julian Beck e Judith Malina. La loro capacità di abbandonare la scena, la rappresentazione, e provocare il reale. Ignaro Higuain domenica a Udine ha interpretato da grande attore realista lo stesso modulo di rottura profonda con la tradizione. La sua reazione, a una decisione in verità fin troppo severa di fronte ad un dubbio falletto di gioco, ha strappato la finzione e la rappresentazione calcistica ( gli arbitri, i minuti di gioco, le discussioni patinate in tv) e ha fatto fare irruzione in quel palciscenico di cartapesta tutta la immensa dolcezza e tragedia di un vero campione ferito. Un po’ fanciullo un po’ gladiatore, Gonzalo ha fatto irruzione in un panorama stagnante con la sua dimensione di uomo. Sbaglia chi ne critica il gesto con il politicamente corretto consueto. Era l’unico modo, quello di rompere la finzione reclamando gesti di verità, per riscattare gli azzurri e se stesso. In un palcoscenico che è allestito per fare spettacolo l’attore principale, l’uomo da trenta gol meritava più rispetto di un qualsiasi Bonucci. E si è preso per questo la scena. Certo ne pagano il Napoli e lui stesso, ma non sempre si perde perdendo. Lo dimostra la parte fanciulla di quella sua ribellione, il suo pianto. Solo altre due volte ricordo lacrime di calciatori importanti. Maradona alla finale persa con quel rigore dubbio in uno stadio olimpico ostile nel mondiale ’90. E Batistuta dalla panchina mentre una splendida Agentina si avviava a lasciare il mondiale ’94 ,dopo che lo stesso Diego era stato accompagnato alla porta per darlo in pasto ad un moralismo peloso. Non sia triste Gonzalo, di quei due mondiali nemmeno ci si ricorda da chi furono vinti ma restano le lacrime vere di quei due campioni argentini. E ieri, Higuain, ha fissato per sempre il suo nome nella storia di Napoli e del calcio. La partita di domenica gli azzurri hanno meritato di perderla, ma questo calcio italiano non merita un campione così.